I fatti vengono riportati sul Resto del Carlino di oggi: a Ferrara sono vive le polemiche dopo la pubblicazione del Quaderno ‘Oltre gli stereotipi di genere’ destinato ai professionisti della sanità, un testo atto a evitare le discriminazioni dei pazienti LGBT in ambito medico.
Dietro a molte domande, all’apparenza anche banali – come, ad esempio: “Scusi, è sposato/a?” – rischiano di nascondersi discriminazione dell’orientamento sessuale. Proprio per evitare fenomeni del genere è nato a Ferrara un vademecum che illustra a medici e infermieri come evitare comportamenti omofobi.
Sulla pubblicazione diffusa in questi giorni dal Comune – in collaborazione con Azienda Usl e Azienda Ospedaliera (ed il sostegno, anche economico, della Regione) – però stanno, prevedibilmente, fioccando le polemiche.
Principalmente è la stampa cattolica, come Avvenire, a scagliare la prima pietra: “L’intento di superare i pregiudizi di genere si trasforma in rivendicazione ideologica“, ha scritto Luciano Moia contro quelli che, nel Quaderno, vengono definiti pregiudizi.
Le regole per il personale sanitario, in caso di ricovero in ospedale di una persona omosessuale, sono piuttosto di buon senso: viene consigliato di mantenere un atteggiamento non giudicante, di usare un linguaggio neutro e inclusivo, di facilitare l’espressione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
Le polemiche sono state innescate soprattutto dagli esempi utilizzati per spiegare queste regole: “Occorre fare attenzione a porre domande che presuppongono il dare per scontata l’eterosessualità (ad esempio ‘è sposato/a?’) o riferimenti a mariti e mogli. Quando si fanno domande sulle relazioni familiari, chiedere piuttosto ‘chi sono le persone importanti della sua vita?’, oppure ‘da chi è composta la sua famiglia?’“.
I professionisti della salute, per facilitare la manifestazione dell’orientamento sessuale, sono invitati inoltre “ad avviare la conversazione con la formula ‘è d’accordo se parliamo di orientamento sessuale?’“, in modo tale da tutelare chi è più esposto sotto il profilo psicologico.
È poi sulle pagine finali del volumetto, presentato nei giorni scorsi in Municipio, che si sono concentrate maggiormente le critiche. Mario Giordano, su La Verità, ha stigmatizzato la pubblicazione sottolineando come, nell’elenco di pregiudizi e credenze omofobiche che i professionisti dovrebbero evitare, quello fondamentale è “i figli devono avere una mamma e un papà“. Questo perché, secondo il vademecum, “i ruoli genitoriali non devono essere ancorati al genere dei genitori” e “la cosiddetta ‘famiglia tradizionale’ è lungi dall’essere l’unica possibile, poiché il dispositivo familiare è stato oggetto di mutazione e ridefinizioni continue nel tempo“. Prese di posizione che comprensibilmente danno fastidio a chi vuole difendere la famiglia eteronormata.
I promotori del Quaderno stanno reagendo con tranquillità agli attacchi: accettano le critiche con la consapevolezza di offrire comunque “un’occasione di riflessione sugli atteggiamenti discriminatori – come scrive nella prefazione il sindaco Tiziano Tagliani, che a causa di pregiudizi o falsi moralismi, ricadono ingiustamente su uomini e donne della nostra collettività“.
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