Come viene celebrata in Italia la festa dei morti?

È il giorno in cui ci si raccoglie attorno a chi non c’è più: la Festa dei morti in Italia ri-allarga la famiglia ai suoi membri invisibili.

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Il 2 novembre è la Commemorazione dei defunti o più semplicemente la Festa dei morti, una delle feste più sentite del Cattolicesimo a livello popolare, perché tocca ognuno nei suoi affetti più cari e nella sua dimensione familiare. Le origini della festività vengono collegate all’antico capodanno celtico, recepito inizialmente dalla cultura dell’antica Roma e poi da lì assorbito dal Cristianesimo. La festa pagana legava il passaggio all’inverno con il passaggio dalla vita alla morte, un passaggio che in Italia, come vi racconteremo, trova in questa festa autunnale una sua suggestiva e particolare dimensione affettiva famigliare.

SEGUIRE IL CUORE NELL’INVISIBILE

Il 2 novembre è il giorno dell’anno in cui i propri parenti scomparsi tornano a vivere attraverso il ricordo e alcuni piccoli riti, come il pranzo o la visita al cimitero per portare in dono fiori o piccole piante. In questa giornata ci si dedica anche alla pulizia e all’abbellimento della tomba dei propri familiari, cosa che da molti viene fatta periodicamente durante l’anno ma che il 2 novembre diventa un dovere affettivo imprescindibile. In qualche caso la giornata può assumere un carattere prettamente religioso: qualche famiglia si reca in chiesa, alla messa in ricordo degli scomparsi. È una festa in cui si manifesta, per così dire, l’orizzontalità della famiglia italiana, la sua ampiezza accogliente e più forte dei limiti della necessità: durante la Festa dei morti la famiglia si estende idealmente attraverso il tempo e lo spazio, richiamando a sé col ricordo chi ci ha lasciato. È una giornata di raccoglimento, a volte di commozione, anche a seconda della distanza temporale del lutto, ma è anche una giornata in cui ci si riunisce, si mangia, si parla, in cui il ricordo dei parenti scomparsi viene messo in circolo dalle parole, dai gesti, dalle cose vive di chi è rimasto, in un rinnovamento del legame, nuovamente sentito e affermato attraverso l’occasione speciale e vissuta insieme. Spesso ci si muove in gruppo, attraverso una geografia emotiva che può riunire casa, cimitero, chiesa, ma anche il ristorante se si decide di pranzare fuori casa.

PICCOLI RITI DI FAMIGLIA

Il Giorno dei morti manifesta insomma la grande importanza della famiglia per la cultura italiana, è una delle tante conferme di questa importanza e della centralità dei legami che non si interrompono con l’inesorabilità della morte fisica ma che continuano invece ad avere effetti sui vivi, legami che tracciano dei collegamenti tra il mondo visibile e ciò che non si vede più. La corporeità in particolare è, come spesso accade nelle culture umane, portatrice di significati speciali, di una dimensione simbolica essenziale. Già solo la visita al cimitero (che viene organizzata magari anche giorni prima, se il cimitero non è vicino a casa, o se ci si reca in gruppi numerosi) dà proprio questo senso di connessione spaziale, tangibile e concreta, col luogo in cui riposa il corpo del proprio defunto. Un altro elemento interessante è l’usanza di portare fiori sulla tomba dei propri parenti: il portare qualcosa di bello e vivo che riscaldi l’immagine e l’atmosfera, di per sé grigia e fredda, delle tombe del cimitero è un ulteriore elemento di connessione emotiva tra famiglia visibile e invisibile. Il 2 novembre è, insomma, una festa fatta di tanti piccoli gesti ma molti importanti: questi gesti sono tutto ciò che si può ancora fare per il proprio papà, la propria mamma o il coniuge che ci ha lasciato. La dimensione generale è di fatto quella di un rito, o di una serie di piccoli riti, gestiti autonomamente dalle singole famiglie e vissuti in modo molto personale, ma carichi di valore e a volte struggenti.

ANTICHE TRADIZIONI REGIONALI

Le tradizioni regionali e contadine sono piene di antiche usanze, alcune ancora praticate in occasione del 2 novembre, in cui si parla del ritorno, spesso notturno, dei famigliari scomparsi, che passano dalla loro vecchia casa lasciando oggetti o cibo e per i quali bisogna preparare qualcosa di speciale. Volendo fare qualche suggestivo esempio, in Friuli i contadini lasciano un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane di notte a disposizione degli spiriti che ritornano. Nelle valli della Lombardia si crede invece che i morti vadano in pellegrinaggio presso certi santuari e certe chiese e si dice che se ci si recasse la notte del 2 novembre in quelle chiese le si troverebbe affollate da una moltitudine di anime defunte raccolte in preghiera. Nel passato, in Val d’Ossola, in Piemonte, dopo la cena tutte le famiglie si recavano insieme al cimitero, lasciando le case vuote in modo che i morti potessero andare lì a mangiare tranquilli, lontano da occhi indiscreti. In Puglia invece la sera del 1° novembre si usa ancora imbandire la tavola per la cena con tutto ciò che occorre anche per i membri scomparsi della famiglia, dimostrando così la sopravvivenza del ricordo e la disponibilità mai venuta meno di mangiare con loro, come si faceva un tempo.

RICORDI INCARNATI

È abbastanza diffusa l’abitudine di pranzare insieme, prima o dopo la visita al cimitero. L’Italia si sa, è il paese del cibo e del mangiar bene e le feste si legano spesso a preparazioni gastronomiche particolari, simboliche o evocative di certi aspetti della ricorrenza. Essendo in pieno autunno, il giorno dedicato ai defunti si lega in particolare ad alcuni dolci, che la tradizione ha codificato nel corso del tempo. In questo tempo di incontri e convivialità, in alcune località si preparano appunto i dolci dei morti: in Lombardia si prepara il “pan dei morti”, in Puglia la “colva”, mentre in Sicilia durante la notte tra 1 e 2 la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini, assieme alla frutta di Martorana e ai pupi di zucchero. Non è forse un caso questo forte legame col cibo: è un po’ come se il ricordo del morto e della sua assenza chiamasse in causa immediatamente la corporeità, un bisogno fortemente sentito di presenza fisica, corpore, il bisogno di una conferma sensoriale della propria esistenza attraverso le attività vitali, di cui una delle principali, soprattutto in Italia, è sicuramente il mangiare.

AFFINITA’ GLOBALI

Anche in altri paesi del mondo la Festa dei morti si lega con l’idea che in questa giornata lo spirito del defunto venga a trovare la sua famiglia. In America Centrale, ad esempio, oltre a visitare i cimiteri, si addobbano le tombe con fiori e decorazioni e si depositano giocattoli (se i defunti sono bambini) o alcolici, coinvolgendo il defunto nella celebrazione della festività. In Messico, in particolare, è molto sentito questo legame tra vita e morte. Il Día de Muertos messicano nel 2003 è diventato addirittura patrimonio dell’umanità, proprio per la centralità che riveste in quella cultura, anche a livello visivo ed estetico. In alcune abitazioni messicane, ad esempio, si prepara ancora il tradizionale altare dei morti, con immagini del morto, croci e incensi. I festeggiamenti durano molti giorni e si rifanno ad antichissime tradizioni precolombiane, ancora una volta quindi all’insegna della sopravvivenza a livello affettivo di tradizioni e usanze originariamente pagane, proprio come accade in Italia.

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