Alan Turing era un personaggio molto particolare: scienziato geniale, lavorò nel gruppo dei "ragazzi di Bletchey Park", a qualche chilometro a nord di Londra, il team di persone che durante la seconda guerra mondiale riuscirono a decifrare il famigerato codice Enigma usato dai nazisti, e che gettò le basi per la realizzazione dei moderni computer. Ma Alan Turing era anche un personaggio eccentrico, un uomo al di sopra della politica e, soprattutto, uno dei pochi (a quel tempo) omosessuali dichiarati. Persino Churchill, che pure difese e sostenne il gruppo di lavoro, ebbe non poche difficoltà a trattare con quelli che lui definì dei ragazzi "eccessivamente chiassosi, malvestiti e stravaganti".
Ora il lavoro di Turing sarà al centro di un film, che, tuttavia, non ha affatto lo scopo di rendere giustizia alla memoria dello scienziato o dell’uomo. In "Enigma", il thriller di Michael Apted tratto dal romanzo di Robert Harris, la parte del protagonista la fanno le macchine che Turing e i suoi collaboratori misero a punto; di Turing non si fa neanche il nome. La parte del protagonista maschile è affidata a Dougray Scott, che interpreta il ruolo di uno scienziato imbranato e fascinoso. Accanto a lui le figure femminili d’obbligo (Saffron Burrows e Kate Winslet). Il tutto per una storia molto ben costruita ma incapace di addentrarsi in quella che fu la vera storia dei ragazzi di Bletchley Park.
Per la cronaca, dopo la morte di Churchill, Alan Turing non trovò più nessuno capace di appoggiare i suoi fantasmagorici progetti di ricerca, e morì a 42 anni, con un suicidio mai chiarito, mangiando una mela avvelenata (la stessa che è stata eletta simbolo di una nota marca di computer).
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