Un duplice attacco, questa volta arrivato direttamente dai palazzi della politica.
I leghisti Lorenzo Fontana e Matteo Salvini, rispettivamente ministro della famiglia e dell’interno, nonchè vicepremier, sono tornati a minacciare le famiglie arcobaleno d’Italia.
“Rilevo come l’attuale assetto del diritto di famiglia non possa non tenere in conto di cosa sta accadendo in questi ultimi mesi in materia di riconoscimento della genitorialità, ai fini dell’iscrizione dei registri dello stato civile di bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere“.
Parole che Fontana ha presentato alla Commissione Affari sociali della Camera, in quanto linee programmatiche del proprio dicastero, entrando a gamba tesa su tutti quei tribunali e contro quei sindaci che negli ultimi mesi hanno registrato entrambi i genitori di decine di bambini nati tramite surrogazione. Il Ministro della Famiglia potrebbe presto presentare un disegno di legge che vieti qualsiasi tipo di registrazione in tal senso. Peccato che la competenza, come sottolineato dall’avvocatessa Cathy La Torre, non sia del governo: ‘Le procure possono impugnare le trascrizioni e ce la vedremo davanti ai Giudici. Che in decine di sentenze hanno già riconosciuto il diritto alla genitorialità di coppie dello stesso sesso’, tuona l’attivista LGBT, recentemente minacciata di morte.
A rimarcare il peso delle parole di Fontana è poi arrivato Salvini, direttamente dal Senato, che ha ribadito la sua posizione in merito. “Fino a quando io sarò ministro gameti in vendita ed utero in affitto non esisteranno come pratica, sono reati. Difenderemo in ogni sede immaginabile il diritto del bambino di avere una mamma ed un papà”.
Nessuna replica è arrivata da Vincenzo Spadafora, sottosegretario con delega alle pari opportunità che il 24 luglio ha incontrato diverse organizzazioni del panorama LGBTI.
La lunga e complicata stagione della nostra comunità, dinanzi al governo gialloverde, si può dire ufficialmente iniziata, con tutte le associazioni chiamate a fare muro, in difesa di quanto conquistato e senza mai arretrare di un passo nei confronti di tutti quei diritti ancora oggi negati.
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