Francesco Angeli è il nuovo presidente di Arcigay Roma. Il Congresso dell’associazione si è tenuto il 14 gennaio 2017 presso la sede del Gay Center e ha eletto il nuovo direttivo rinnovando le cariche sociali.
Il Congresso ha iniziato i lavori ricordando lo scrittore Alfredo Ormando, che si diede fuoco il 13 gennaio 1998 in Piazza San Pietro per protestare contro le politiche discriminatorie contro gli omosessuali della Chiesa Cattolica.
Siamo figli e partecipi di un cambiamento. Il 13 gennaio 1998 lo scrittore Alfredo Ormando si dava fuoco in piazza San Pietro per protestare contro le politiche discriminatorie della Chiesa Cattolica verso gli omosessuali. Il 14 gennaio 2017 invece, con un piccolo giorno di distanza, ma tanti anni trascorsi, vengono approvati i decreti attuativi delle unioni civili.
La società è cambiata e continuerà a cambiare. Essere gay, lesbica, bisex o trans ha un senso solo considerando il passato e le lotte che sono state fatte nel tempo. Oggi siamo quello che siamo perché qualcuno ha sofferto, lottato ed è morto per noi. Non dimentichiamolo mai.
E seppur abbiamo ottenuto, finalmente, dei diritti non dobbiamo fermarci. Dobbiamo continuare a lottare consapevoli che ancora tanto c’è da fare.
Dobbiamo essere consapevoli che l’omotransfobia si combatte con la cultura. Andando nelle scuole e in tutti i luoghi di socialità.
Dobbiamo essere consapevoli che tante battaglie, che sembrano superate, sono ancora in alto mare.
Dobbiamo lavorare per la visibilità delle persone sieropositive, cercando di eliminare la nostra paura e i nostri pregiudizi, ricordandoci sempre che siamo una comunità sierocoinvolta. Oltre che continuare a lavorare per la prevenzione e l’informazione per HIV e IST.
Dobbiamo lavorare per la visibilità delle lesbiche e per il superamento della doppia discriminazione di genere e orientamento sessuale, ricordandoci che quando siamo divisi e figli delle dinamiche sociali discriminatorie, abbiamo perso.
Dobbiamo lavorare per i diritti delle persone transessuali, sempre ultimi, e per la lotta alla transfobia, a partire dalla commemorazione del Transgender Day of Remembrance, per cui Roma deve divenire un modello d’esempio.
Dobbiamo ricordarci che siamo tutti migranti, perché chi vive una discriminazione non può schierarsi contro un’altra discriminazione. Ricordando i tanti migranti LGBT che provengono da contesti con pena di morte, torture, incarceramento.
Dobbiamo ricordare che siamo giovani e figli della storia. E allo stesso tempo siamo storia e con un contenuto da trasmettere, perché essere una comunità ha un senso quando conosciamo la nostra storia.
E infine dobbiamo essere orgogliosi sempre di quelli che siamo. Ogni giorno sarà il nostro pride. Da quello romano a quello che, per la prima volta, si è svolto nel Lazio, nel 2016, in provincia a Latina.
Non dimentichiamoci che essere gay, lesbica, bisex e trans a Roma non è la stessa cosa che esserlo in una piccola città, dove l’isolamento, molte volte è totale. Riteniamoci, talvolta anche fortunati.
Quando ero un piccolo ragazzo di provincia, senza nessun associazione al mio fianco, senza nessuna parola di conforto per gli anni passati sotto la tortura della discriminazione, non avrei immaginato tutto questo. E la mia priorità sarà proprio indirizzata affinché tanti giovani non rivivano questo contesto.
Grazie a tutte le volontarie e i volontari che in questi anni hanno reso grande ArciGay Roma.
A chi c’è stato. E a chi ci sarà!
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