Gay repressi e maschi depilati: il confuso mondo degli etero

Una serie di ricerche svolte tra gli Usa e l'Australia dimostrano che l'omofobia più violenta nasce spesso dall'omosessualità repressa e che la cura dell'aspetto fisico non fa differenza tra gay e non

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Il termine "omofobia" è stato coniato nel 1971 dallo psicologo George Weinberg, ma è entrato nel linguaggio corrente solo da pochi anni. In realtà definisce tre fenomeni distinti:l’insieme dei pregiudizi legati all’omosessualità, gli atteggiamenti discriminatori subiti dagli omosessuali e l’irrazionale repulsione (che può sfociare in paura e violenza) nei confronti di tutto quanto ha a che fare con i gay e il loro mondo. Sicuramente è un fenomeno che ha radici culturali molto profonde, tant’è che si manifesta in maniera più forte nelle società che si fondano su un sessismo (cioè su di una discriminazione fra i sessi) più o meno marcato. Tuttavia l’omofobia non è necessariamente legata a una credenza politica o a un livello culturale, ma piuttosto al livello di equilibrio del singolo individuo.

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È stato infatti riscontrato da decenni il fatto che tendono all’omofobia le "personalità autoritarie", rigide, insicure, che si sentono minacciate dal "diverso da sé" (ovviamente non solo omosessuale). Alti livelli di omofobia si suppongono anche in persone in lotta con una forte omosessualità latente o repressa. A questo proposito può essere interessante prendere atto di uno studio condotto recentemente dall’Università della Georgia e pubblicato sul bollettino dell’American Psychological Association (meglio nota come A.P.A., responsabile peraltro delle prime ricerche che hanno portato alla depatologizzazione dell’omosessualità). La suddetta ricerca è stata condotta su una sessantina di maschi che si dichiaravano esclusivamente eterosessuali, divisi equamente fra individui apertamente omofobi e individui per cui l’omosessualità non costituiva un problema. Ai volontari che si sono sottoposti a questo test era stato collegato un particolare apparecchio, il pletismografo penile, per misurare l’inturgidimento e le reazioni dei loro genitali nei confronti di vari tipi di filmati pornografici, con scene di sesso etero, lesbico o gay.

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La cosa interessante emersa da questo test è che ben l’80% dei presunti eterosessuali omofobi ha avuto evidenti reazioni di eccitamento durante la proiezione dei filmati pornografici con soggetti omosessuali (contro il 20% dei non omofobi), e il 54% ha avuto delle vere e proprie erezioni. Un’altra cosa interessante emersa da questa ricerca è che quando è stato chiesto agli omofobi di descrivere la loro reazione hanno tutti negato di essersi realmente eccitati, probabilmente per una qualche forma di censura mentale. Sicuramente verranno condotti altri test di questo tipo, anche se probabilmente ulteriori conferme non faranno altro che portare alla proverbiale scoperta dell’acqua calda. Comunque questa non è stata l’unica ricerca che negli ultimi mesi ha minato le certezze degli omofobi convinti. Infatti la Flinders University di Melbourne, in Australia, ha condotto un’originale indagine sulla depilazione maschile, coinvolgendo un un campione di 226 maschi etero e 106 maschi gay.

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Premesso che nel mondo gay sembra che si stia riaffermando l’ideale dell’uomo virile e villosamente sexy, i dati che emergono dal contesto australiano sono abbastanza curiosi. A quanto pare il 60% degli eterosessuali sotto i 50 anni preferisce la depilazione totale (genitali compresi), e per farlo un terzo di questi si reca dall’estetista una volta alla settimana. Per il resto gay e etero usano le varie tecniche di depilazione (ceretta, rasoio o creme) nella stessa percentuale, anche se i gay tendono a depilarsi la schiena e le natiche più spesso degli etero (58% contro 55%). Per quel che riguarda le motivazioni il 24% dei gay e il 20% degli etero parla di motivi estetici; il 23% dei gay e il 12% degli etero parla di motivi igenici e sanitari; mentre il 14% dei gay e il 10% degli etero ammette di depilarsi il pube per sembrare più dotato. Come dire che c’è una sostanziale parità fra etero e gay. Curiosamente ricerche di questo tipo, in Italia, non se ne fanno mai: troppa paura dei risultati?

di Valeriano Elfodiluce

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