ROMA – Conferenza stampa del Ministro della salute Livia Turco in vista della Giornata Mondiale della lotta all’Aids. Sono stati resi noti i nomi dei componenti della Commissione nazionale e della Consulta delle associazioni per la lotta contro l’Aids ed è stata l’occasione per fare il punto della situazione e illustrare i punti chiave per la lotta all’epidemia causata dal virus Hiv, che in poco più di venti anni ha colpito nella sola Italia circa 200.000 persone. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità i casi di Aids conclamato nel nostro paese sono stati quasi 60.000 di cui i due terzi, ovvero 40.000, hanno causato la morte della persona. Le persone sieropositive oggi sono circa 120.000, con un numero annuale di nuove infezioni di circa 3.500. Di queste circa il 40% avviene a seguito di rapporti eterosessuali non protetti (senza profilattico), il 35% a seguito di scambio di siringhe infette e il 20% a seguito di rapporti omosessuali non protetti (senza profilattico).
Il ministro Turco ha spiegato che non basta garantire le terapie, occorre anche prestare attenzione alle persone attraverso un’adeguata integrazione socio-sanitaria e promozione della continuità assistenziale. Sul fronte delle campagne educative il ministro promette «nessuna ipocrisia, soprattutto nella prevenzione da fare con i giovani», il che certamente sarebbe un benefico cambio di rotta rispetto a quanto di poco fatto negli ultimi anni, contraddistinti peraltro da timide campagne d’informazione a basso tasso d’efficacia e ad alto tasso di bigottaggine. Occorre inoltre sostenere la ricerca da condurre nei confini nazionali. La ministro Turco ha annunciato che è sua intenzione «di tornare a occuparci seriamente di questo tema, coinvolgendo da protagonisti i giovani, le istituzioni e la società civile, come dimostra anche il programma della giornata del 1° dicembre, cui parteciperà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con le associazioni di volontariato e ospiti musicali.»
Negli ultimi anni il numero dei decessi è diminuito, grazie alle terapie antiretrovirali combinate che oggi tengono in vita in Italia oltre 20.000 persone. Ma non bisogna assolutamente dare per “risolto” il problema, viste le resistenze che insorgono col tempo in chi utilizza questi medicinali. Rimane quindi di primaria importanza da prevenzione. I dati indicano anche un preoccupante dato riguardante l’età media di coloro che scoprono di essere sieropositivi, 43 anni per gli uomini e 39 anni per le donne, un deciso innalzamento rispetto al passato. (Roberto Taddeucci)
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