HO VISTO L’ODIO IN FACCIA

Tenersi per mano con il proprio ragazzo può provocare un pestaggio, persino nel paese con le leggi più gay-friendly del pianeta. Il racconto di Chris Crain, vittima di un'aggressione ad Amsterdam.

HO VISTO L'ODIO IN FACCIA - chris post amsterdam b - Gay.it
4 min. di lettura

Nella Giornata Mondiale contro l’Omofobia, ringraziamo Chris Crain per averci dato il permesso di tradurre e pubblicare il racconto dell’aggressione da lui subita poche settimane fa in Olanda, paese considerato tra i più tolleranti al mondo. Niente può dimostrare meglio di questo quanto sia ancora necessario combattere l’odio omofobo in tutto il mondo.

Se mi avessero detto quando mi sono dichiarato gay per la prima volta che a un certo punto della mia vita sarei stato picchiato perché gay, non avrei mai immaginato che sarebbe successo così. Come ragazzo del sud, dove ‘finocchio’ e ‘frocio’ sono insulti quotidiani, mi sarei aspettato un pugno in faccia tornando una sera a casa. Da anni ormai, in città grandi e piccole, penso di aver sfidato il destino vivendo la mia vita come ho visto fare a chiunque altro. Se l’atmosfera mi porta a prendermi mano nella mano con il mio ragazzo, lo faccio. Se un brivido nell’aria mi suggerisce di mettergli un braccio sulle spalle, faccio anche quello. Se dice qualcosa di romantico che merita un bacetto sulle labbra, può stare sicuro che arriverà anche quello. Ma come a volte succede, ho sfidato il destino una volta di troppo in quello che viene considerato il posto più gay-friendly del pianeta.

Da quasi tutti i punti di vista, il movimento per l’eguaglianza nei Paesi Bassi ha vinto da anni. Ci sono leggi che proteggono contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, e l’Olanda è uno dei pochissimi paesi dove le coppie gay si possono legalmente sposare. Inoltre, ci sono pochi periodi dell’anno più accoglienti del Queen’s Day, chiamato così non per i gay che scorazzano a migliaia in giro per Amsterdam in occasione della festa, ma per la regina Beatrice dei Paesi Bassi che in un sabato alla fine di aprile ha celebrato un quarto di secolo sul trono.

Nel suo messaggio annuale alla nazione, la regina ha detto di essere disturbata dalla crescente tendenza verso l’intolleranza in questo paese che è tra i più tolleranti. Più tardi, quello stesso sabato, ho potuto provare in prima persona che cosa volesse dire.

Il racconto dell’aggressione

HO VISTO L'ODIO IN FACCIA - chris post amsterdam - Gay.it

Stavo camminando per le vie centrali di Amsterdam tornando verso l’hotel con il mio compagno. Molti stavano ancora bisbocciando sui marciapiedi dopo i festeggiamenti del venerdì notte. Eravamo a pochi isolati dalla zona più frequentata dai gay, e ci stavamo tenendo per mano.

Mentre sorpassavamo due uomini che stavano ai lati della strada, uno di loro ci ha deliberatamente sputato addosso, colpendomi in faccia. Senza dire nulla, abbiamo mantenuto un atteggiamento controllato. Ci siamo fermati, ci siamo girati e abbiamo chiesto perché. L’uomo, che dimostrava una ventina d’anni, aveva tratti marocchini e parlava con un accento pesante, ha mormorato qualcosa tipo “fottuti finocchi“. Nel giro di pochi secondi i due si sono trasformati non so come in sette e cinque di loro si sono accaniti contro di me, probabilmente perché con il mio metro e novanta sono decisamente più grosso del mio ragazzo. Sembrava che da qualunque parte mi girassi ricevessi un altro pugno in faccia, e quando mi hanno steso per terra il tempo sembrò fermarsi. Il cuore mi batte ancora forte mentre ne scrivo ora. Mi ricordo di essermi sentito privo di aiuto.

Poi, veloce come era iniziato, finì. Ero in piedi sulle mie gambe, e i nostri aggressori si erano volatilizzati. C’erano dozzine di persone all’angolo della strada, ma nessuno aveva fatto o detto nulla. Il mio ragazzo era sfuggito ai suoi aggressori ed era arrivato in mio aiuto, e questo aveva finalmente convinto gli altri a darsi alla fuga. Ero contuso e ricoperto di sangue, ma mi sembrava di essere fortunato e di non aver avuto alcun danno permanente, anche se più tardi il mio naso è risultato rotto.

E’ giusto difendersi?

HO VISTO L'ODIO IN FACCIA - chris picchiato - Gay.it

A parte le ferite fisiche, l’attacco a me e al mio ragazzo mi è sembrato un attacco al fatto che vivessimo le nostre vite apertamente e che avessimo la temerarietà di difendere noi stessi.

Sull’ambulanza verso l’ospedale, mi sono ferito emotivamente tanto quanto i miei aggressori lo avevano fatto fisicamente. Avremmo dovuto camminare mano nella mano a notte fonda, specie in un weekend di festa? Avremmo dovuto scrollare le spalle e continuare a camminare dopo lo sputo iniziale? Quella notte ho potuto vedere sulla faccia del mio compagno la paura che io potessi essere seriamente ferito. Lui non aveva lesioni visibili, ma tutto l’incubo è stato per lui persino peggiore. Mi ha visto circondato da cinque uomini, picchiato, preso a calci e coperto di sangue.

Ho deciso la sera dopo, camminando insieme nella stessa strada che non sarei tornato più sulle mie decisioni. Difendersi da soli può avere delle conseguenze, ma anche non farlo può averle. Ho presentato una denuncia formale alla polizia che è arrivata sulla scena rapidamente. Alla stazione il giorno dopo, hanno rapidamente concordato che eravamo stati vittime di un crimine d’odio.

Naturalmente sappiamo tutti che non possiamo eliminare per legge l’odio che certe persone provano per noi per il fatto che viviamo vite aperte e oneste. Per quanto vivrò non dimenticherò lo sguardo sui loro volti. Era più disgusto che odio, ma c’era, senza possibilità d’errore.

Spero che i nostri amici gay in Olanda si rendano conto che è un po’ presto per cantare vittoria e tornare a casa, ora che hanno vinto le loro battaglie legali. Vincere sui cuori e sulle menti delle persone sarà un obiettivo molto più arduo. E mentre camminavamo per la stessa strada la sera successiva, con i marciapiedi ancora affollati da persone che avevano festeggiato il Queen’s Day, io indossavo degli occhiali da sole che coprissero le ferite più evidenti. Mentre tanti stranieri circolavano, ho persino preso per mano il mio ragazzo qualche volta, ma in questo caso solo per stringergliela in segno di supporto.

Chris Crain è direttore responsabile del Washington Blade e può essere contattato all’indirizzo ccrain@washblade.com.

Il resoconto è stato originariamente pubblicato sul blog del Washington Blade: clicca qui per leggere l’originale. Traduzione di Giulio Maria Corbelli.

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