Il ministro della Difesa Mario Mauro e quello degli Esteri Emma Bonino incontreranno i loro omologhi russi a Roma il prossimo 6 agosto. La notizia non sarebbe di quelle clamorose. Peccato che il grande paese dell’Est abbia da poco sacrificato sull’altare dell’omofobia qualsiasi tutela dei diritti umani lgbt. La legge che vieta il coming out, prima approvata da qualche regione e infine estesa dalla Duma a tutta la Russia, e le persecuzioni di gruppi neonazisti che da essa si sentono legittimati a praticare la caccia all’uomo (all’omosessuale) , inviterebbero alla cautela. La situazione nel Paese è talmente tesa per i cittadini russi lgbt che in occasione dei giochi olimpici invernali che si terrano a Sochi nel 2014, il governo sta pensando ad una moratoria per non arrestare atleti e turisti gay che arriveranno in Russia per partecipare o assistere alle gare.
In agenda, però, non c’è la questione lgbt né i diritti umani. L’oggetto del vertice bilaterale che si terrà a Villa Madama fra Emma Bonino e Mario Mauro da una parte e Sergueï Lavrov e Sergueï Choïgou dall’altra è piuttosto il consolidamento delle relazioni tra i due paesi anche se nulla vieterebbe al nostro governo, per tramite di Emma Bonino, da sempre impegnata su queste questioni, di intervenire formalmente sulla legge omofoba. Un elemento che creerebbe imbarazzo, certo, prima di tutto all’Italia viste le posizioni che, al contrario della titolare degli Esteri, Mauro ha avuto modo di esprimere dallo scranno di presidente del Parlamento Europeo; dichiarazioni non lontane da quelle russe sui temi lgbt.
In occasione di un voto su una risoluzione contro gli stupri “correttivi” sulle donne lesbiche la definì «un documento ideologico che ha ben poco a che fare con la concreta tutela dei diritti fondamentali delle persone, ma suona molto di più come un manifesto inneggiante alla distruzione dei valori che hanno originato l’Unione Europea come progetto politico». Inoltre il ministro della Difesa si è detto contrario al Gay Pride e ha ipotizzato l’esistenza di una lobby gay all’interno del Parlamento Europeo capeggiata dall’eurodeputato Michael Cashman. Parole che sarebbero le benvenute in un paese a rischio democrazia come la Russia ma che poco dovrebbero avere a che fare con le politiche italiane.
di Daniele Nardini
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