Il machismo nello sport è duro a morire. Mentre in Francia i rugbisti offrono i loro corpi agli occhi di donne e uomini grazie al calendario Dieu du Stade, in Italia siamo ancora alle dichiarazioni machiste. Il Capitano della nazionale italiana di rugby, Marco Bortolami ha dichiarato: «Vederci come gay è eccessivo. Tutto è nato dal calendario dello Stade Français, che viene acquistato per il 90 per cento da uomini. Ma bisogna stare attenti in che modo stimoliamo l’attenzione della gente». E dire che proprio oggi verranno inaugurati i mondiali della disciplina e che per l’occasione le strade di Londra sono state tappezzate da un manifesto realizzato per i turisti inglesi dall’ufficio del turismo di Parigi che lascia poco all’immaginazione: due squadre che, anziché scontrarsi violentemente, preferiscono baciarsi e toccarsi.
Ma gay e sport possono convivere serenamente. Ce lo dimostrano le numerose inziative sportive promosse dalle associazioni o da privati appassionati di questo o quello sport. Alcune per tutti: il torneo di pallavolo Mamma Mia che ha inaugurato proprio ieri, i Gay Games che si svolgono ogni quattro anni, i Mondiali di calcio che si svolgeranno dal 23 settembre in Argentina. Come dimenticare, poi, il coming out delle celebrità dello sport: il rugbista australiano Ian Roberts, il giocatore di baseball americano Billy Bean, il tuffatore Greg Louganis, i
calciatori tedeschi ecc., il calciatore olandese Dominique Van Dijk, la tennista Martina Navratilova, l’ex calciatore interista Vampeta. Infine, fu proprio a Gay.it che uno dei più famosi sportivi italiani, Alberto Gilardino, rilasciò la prima intervista di una calciatore italiano ad un organo di stampa gay.
Eppure lo sport è rimasto uguale e nessun rapporto sessuale si è consumato in un dopopartita, che noi sappiamo. Marco Bortolami può stare tranquillo. Nello spogliatoio nessuno farà cadere la saponetta.
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