Dopo le parole scandalose sulle famiglie arcobaleno che “Non esistono”, il ministro Fontana si difende citando la Costituzione.
È perseguitato dalle temibili élite, il neo ministro della Famiglia del governo M5S-Lega, Lorenzo Fontana, o almeno così dice in una lettera inviata oggi al Tempo. L’onorevole leghista aveva insultato le tante famiglie omogenitoriali affermando che “per la legge non esistono”.
Una dichiarazione un po’ troppo azzardata persino per un esecutivo appena nato, anche uno come questo che certamente non ha nella vicinanza alla comunità LGBTI una delle sue caratteristiche, tanto da sollecitare un rimbrotto dal suo leader di partito Matteo Salvini. Oggi Fontana ha scelto la strada di indorare la pillola, ma senza cambiare di una virgola il suo pensiero.
“Abbiamo affermato cose che pensavamo fossero normali, quasi scontate – si legge sulla lettera indirizzata al Tempo – che un Paese per crescere ha bisogno di fare figli, che la mamma si chiama mamma (e non genitore 1), che il papà si chiama papà (e non genitore 2). Abbiamo detto che gli ultimi e gli unici che devono avere parole su educazione, crescita e cura dei bambini sono proprio mamma e papà, principio sacrosanto di libertà”.
“La furia di certa ideologia relativistica travalica i confini della realtà – prosegue Fontana – arrivando anche a mettere in dubbio alcune lampanti evidenze che trovano pieno riscontro nella nostra Costituzione: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»”.
“Detto questo: la rivolta delle élite non ci spaventa e non ci spaventa affrontare la dittatura del pensiero unico. Andiamo avanti – conclude il ministro – con grande motivazione, abbiamo tanti progetti da attuare”.
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