Kung Fu Panda colpisce ancora, ed è sintomatico che in questo Paese persino un (bellissimo) cartone animato spaventi a morte il popolo del Family Day. Ha iniziato naturalmente Mario Adinolfi, del cui ruolo in questa vicenda però ricorderemo soprattutto come sia stato distrutto da Fabio Volo in diretta radio. Ma purtroppo, oltre che personaggi in cerca di visibilità, anche persone comuni e magari in buona fede sono cadute nella trappola mediatica costruita ad arte dalla propaganda integralista: la paura della pericolosissima teoria Gender.
L’antefatto risale a qualche giorno fa, quando nella scuola materna Alfa Beta Gamma di Ponte D’Addi, Perugia, alcuni genitori sono arrivati a chiedere che fosse sospesa la proiezione del cartone animato perché, come noto il protagonista viene allevato da due “papà”.
Il boicottaggio era stato prontamente dichiarato inaccettabile dalla sovrintendente all’istruzione Umbra, Maria Pia Serlupini, che aveva dichiarato:
C’è – ha detto rispondendo alle domande – un clima da caccia alle streghe, siamo davanti ad una strategia dell’odio e dell’intolleranza. Non è giusto che un numero così sparuto di genitori decida per tutti gli altri. Si sta cavalcando una storia senza senso. In questo caso non parliamo nemmeno di una coppia omosessuale. Si tratta di un genitore putativo e di uno biologico che si incontrano e vivono questa paternità diversa. Non capirei le ragioni di questa opposizione neanche se si fosse trattato di una coppia gay, ma la capisco ancora meno data la trama del cartone animato».
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, intervenuta a Perugia per un convegno ha finalmente espresso in modo chiaro anche la voce del governo:
«Il tema ‘gender’ così come è stato discusso nel nostro Paese è una truffa culturale. Non esiste un tema gender nella Scuola e nel dibattito educativo, esiste – ha aggiunto il ministro, per anni rettore dell’Università per stranieri del capoluogo umbro – una sensibilità alle pari opportunità e alla lotta alle discriminazioni che noi stiamo, credo con convinzione e come dovere culturale, cercando di portare avanti».
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire.
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