Non c’è davvero pace per gli omosessuali indonesiani, da mesi perseguitati in patria. Lo scorso fine settimana la polizia ha infatti arrestato altri cinque gay, nella provincia di West Java, con l’accusa di aver organizzato un festino sessuale.
“Gli autori sono accusati di aver violato l’articolo 36 della legge 44/2008 sulla pornografia, con una pena massima di 10 anni di reclusione e una multa massima di 5 miliardi di rupie“, ha detto alla CNN indonesiana il capo della polizia di Cianjur, Soliyah. L’articolo 36 della legge sulla pornografia recita: “chiunque mostri se stesso o qualsiasi altra persona in un’esibizione pubblica o in un’esibizione che descrive nudità, sfruttamento sessuale, coercizione o altre azioni pornografiche“.
La polizia locale ha dichiarato di aver fatto irruzione nella villa turistica di Cipanas, dopo aver monitorato le app di incontri della zona, trovando nudi gli uomini arrestati. Sul posto la polizia ha poi sequestrato alcool, lubrificanti e preservativi. Uno dei 5 uomini era minorenne. La polizia ha annunciato che continuerà a monitorare il comportamento “deviante”, cercando di fermarlo prima che accada. Per riuscirci, le app come Grindr e Tinder sono diventate il principale strumento di ‘controllo’. West Java è una delle province più popolose dell’Indonesia, con circa 47 milioni di abitanti. Nel maggio dello scorso anno la polizia indonesiana ha istituito una task force per monitorare le persone LGBTI nella regione.
A fine 2017 dieci gay sono stati condannati a 2 anni di prigione, mentre nell’ottobre scorso vennero arrestati 57 indonesiani in una sauna gay. 10 giorni fa, infine, l’aeronautica ha annunciato il divieto ai militari LGBT di poter volare, perchè ‘mentalmente disturbati’. Ufficialmente l’omosessualità non è un crimine in Indonesia, se avviene in privato e tra adulti consenzienti, ma la legge sulla pornografia la rende in molti casi automaticamente illegale.
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