Se non fosse che c’è un processo in corso, una relazione tormentata e delle vite diventate invivibili a causa dei fatti accaduti, questa storia, raccontata da ‘Il Giornale di Treviglio", potrebbe essere la trama di un film.
Tutto comincia nell’ottobre del 2006 quando un rispettabile architetto trentacinquenne, insegnante di informatica ed educazione artistica presso l’istituto superiore dei Salesiani di Treviglio, Andrea Possenti, chiede a Roberto, ventenne figlio di amici di lunga data, di posare nudo per alcune fotografie. Sostiene, l’architetto, che quelle immagini gli sarebbero state molto utili per la realizzazione delle statue che adornerebbero il Bucintoro (la nave dei Dogi di Venezia della cui ricostruzione di occupa un’associazione bergamasca).
Roberto tentenna, si vergogna, ma alla fine cede e posa per gli scatti senza rivelare niente ai genitori né alla fidanzata, Cristina, che all’epoca aveva 17 anni e con la quale il giovane ha una felice relazione.
"Conosco Andrea fin da quando sono bambino – ha raccontato Roberto al giudice – Le nostre famiglie sono da sempre amiche e da qualche anno Andrea aveva preso l’appartamento di fronte al nostro sullo stesso pianerottolo". Ma Possenti non si accontenta e si spinge oltre chiedendo al ragazzo di andare a lavorare per lui e promettendogli di farlo diventare geometra. A patto, però, che lasci Cristina.
Quasi contemporaneamente inizia la perversa attività di quello che gli inquirenti hanno ribattezzato ‘il corvo’. La prima lettera anonima arriva a casa della ragazza il 6 dicembre del 2006. Lo scritto accusa Roberto di essere bisessuale e di avere una relazione gay e la ragazza di essere una spacciatrice di facili costumi. I genitori di
Cristina decidono di non dare peso al fatto, ma non sanno che quella è solo la prima di una lunga serie di lettere. La successiva, oltre alle stesse accuse, contiene anche una foto in cui il volto di Roberto è stato incollato sul corpo di un ragazzo mentre ha un rapporto omosessuale. A quel punto i genitori della ragazza cominciano a preoccuparsi, mentre Possenti continua a chiedere a Roberto di lasciare la sua fidanzata e lavorare per lui: "Hai perso la testa per un po’ di pelo. Stai buttando via la tua grande occasione" scrive l’architetto in un sms.
L’attività del corvo si fa sempre più insistente e dalle lettere alla famiglia di Cristina passa a quelle alla scuola della ragazza. Il contenuto è sempre lo stesso: Cristina sarebbe una spacciatrice descritta come ‘Madonnina di giorno e diavolessa di notte’ e in allegato, la solita foto falsa di Roberto intento in presunti rapporti gay. Le lettere arrivano nelle mani del dirigente scolastico che chiama la polizia. Passa poco tempo prima che si capisca che a scrivere quelle lettere non sono le compagne di scuola di Cristina, come vorrebbero far credere le firme delle missive, ma un adulto.
Vengono informati sia Cristina che i genitori, mentre Roberto aveva già raccontato tutto ai suoi, ma il corvo non accenna a lasciare in pace i due ragazzi. Dopo le lettere è il turno dei volantini, stampati in più copie e lasciati nell’androne del palazzo di Cristina e poi, minaccia, negli oratori della città. Ad aprile 2007 i genitori di entrambi i ragazzi decidono di chiedere aiuto alla polizia e raccontano tutto quello che è accaduto nei sette mesi precedenti, spiegando anche chi, secondo loro, può essere l’autore di tutto: l’architetto, segretamente innamorato del giovane Roberto. Gli inquirenti indagano, mettono insieme elementi e prove finché, in una perquisizione nell’appartamento di Possenti trovano le foto che l’uomo aveva scattato a Roberto, il fotomontaggio che allegava alle lettere e su un floppy il testo di una delle missive.
Adesso il professore deve rispondere di diffamazione e calunnia. Il processo è iniziato mercoledì scorso, mentre il 25 febbraio prossimo saranno sentiti i testimoni della difesa e lo stesso Possenti.
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