Investito, per errore, sulle strisce pedonali e poi aggredito e insultato a colpi di “frocio di merda” e “finocchio”. E’ successo ad un trentacinquenne livornese che ha raccontato l’accaduto, ancora piuttosto turbato e sotto shock, con una lettera aperta inviata al quotidiano locale Il Tirreno.
Il fatto è accaduto sabato scorso, ma solo ora Luca Dieci, questo il nome dell’uomo, ha avuto il coraggio di raccontare quello che gli era successo. Sabato sera, Luca camminava per la strada ed ha tentato di attraversare la strada passando sulle strisce. Nello stesso momento, un altro uomo su uno scooter passa senza vederlo e rischia di investirlo. Luca riesce ad evitare l’impatto, facendosi solo ad un braccio, ma l’uomo cade, perde casco ed occhiali e rompe il parabrezza dello scooter. Luca avverte un dolore al braccio ed è spaventato. Nel frattempo arrivano due uomini che soccorrono l’uomo caduto dallo scooter. Ed è lì che inizia la seconda parte dell’incubo. “Raccolgo gli occhiali al conducente, glieli porgo – scrive Luca nella sua lettera -. Lui chiede chi fosse il ragazzo che ha investito. Rispondo prontamente “Io”.
I due sconosciuti intervengono allora in modo risoluto, dichiarando che non mi ero fatto nulla e, anticipando ogni mia richiesta, che non mi azzardassi a tentare di lucrare sull’accaduto, cosa che neppure mi aveva sfiorato la mente”. A niente vale il tentativo dell’uomo di ignorarli: i due hanno già deciso che è lui il colpevole di tutto.
“Hanno cominciato a urlare dicendo che sarebbe stato meglio se fossi tornato in fretta a casa, altrimenti mi avrebbero picchiato. Sbraitavano e mi spintonavano, ho cercato di prendere il telefono per chiamare la polizia, me lo hanno strappato di mano, chiamandomi “frocio di merda” – racconta Luca, ancora sconvolto -. Ho provato a prendere la targa del motorino, ma ero sconvolto e non riuscivo bene a leggere. I due – prosegue Luca – intanto proseguivano con spintoni e insulti. Tra i passanti che si erano fermati, nessuno mi ha aiutato! Un tale al quale mi sono rivolto in cerca di solidarietà e aiuto, ha girato lo sguardo, andandosene. Anche il conducente, probabilmente sentendosi protetto dai due ubriachi, è risalito sul suo mezzo e mi ha congedato con un timido ma sbrigativo “va bene, allora io andrei”. Gli ho ricordato che aveva appena investito una persona sulle strisce pedonali, ma che se riteneva giusto andarsene, andasse pure”.
Ma non è finita.
“I due – si legge ancora nella lettera di Luca – hanno ripreso a spintonarmi, intimandomi di andare via, altrimenti mi avrebbero pestato. Sconfortato, mi sono allontanato al grido di “vai a casa finocchio di merda!”. Credo che si possa solo immaginare cosa si provi a essere vittime di un incidente, sapere di avere totalmente ragione, cercare di capire se ci siamo fatti male o meno e, invece di ricevere conforto, cure, attenzioni, essere aggrediti verbalmente e fisicamente. Mi domando – si sfoga Luca – come sia possibile che una città come Livorno permetta questo nella più totale indifferenza, come sia possibile che la polizia non intensifichi dei controlli in una zona che tutti sappiamo essere “critica”, come sia possibile che il solo essere o sembrare (e non è questo l’importante!) omosessuale induca qualcuno a giustificare violenza, come ancora le persone vengano divise tra serie A e serie B solo in base all’apparenza e ciò sia tollerato, se non addirittura approvato”.
Luca è amareggiato e deluso dalla “ferita” che gli ha inferto “la sua Livorno”, una città in cui non credeva potesse succedere un fatto del genere e per di più nella totale indifferenza di chiunque passasse di lì mentre i due violenti aggressori lo picchiavano e lo insultavano. Una ferita, conclude l’uomo che “guarirà con molta più difficoltà rispetto alla piccola contusione alla mano”.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.