Il 17 maggio si celebra in più di quaranta nazioni la Giornata Internazionale Mondiale contro l’omofobia, un’iniziativa lanciata qualche anno fa dal curatore del Dictionnaire de l’homophobie, il francese Louis-Georges Tin, con lo scopo di portare, un domani, a una risoluzione delle Nazioni Unite che sancisca l’inaccettabilità della criminalizzazione dell’omosessualità nel mondo.
A tutt’oggi, infatti, sono più di 80 gli stati membri dell’ONU che considerano ancora reato gli atti sessuali tra adulti dello stesso sesso, anche se consenzienti. In 7 di questi stati tale ‘crimine’ può anche essere punito con la pena capitale, in quelli restanti la prospettiva è la galera. Per quanto riguarda l’Italia la mancanza di leggi palesemente repressive non toglie che l’omofobia (ovvero l’avversione più o meno marcata verso tutto ciò che non rientra nella ‘normalità’ eterosessuale) è ben presente e si esprime in vario modo e a vari livelli: dagli atti di bullismo scolastico contro i compagni percepiti come ‘diversi’ a pestaggi e violenze ai danni di gay, lesbiche e trans (anche all’interno del nucleo familiare, come nel recente caso della madre che ha accoltellato la figlia quando questa le ha detto di essere lesbica).
In ambito politico abbiamo esponenti di forze di governo che invocano la "pulizia etnica contro i culattoni" (parole del leghista Giancarlo Gentilini) senza che il partito al quale appartengono prenda provvedimento alcuno, mentre a livello legislativo la totale impossibilità per le coppie omosessuali di essere riconosciute e tutelate, come avviene nella maggior parte del resto d’Europa, è innegabilmente una forma d’omofobia istituzionalizzata. La data è stata scelta perchè il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità depennò l’omosessualità dall’elenco ufficiale delle malattie, un dato di fatto che ancora oggi trova le resistenze di certi ambienti e di certi personaggi che si ostinano a voler curare una condizione personale che fa parte dell’identità della persona e che parologia non è.
Molte sono le iniziative che sono state allestite anche quest’anno per sensibilizzare sul problema. A Bruxelles, sede del Parlamento Europeo, questo pomeriggio Comitato Bologna Pride e della rete QueeRing Bo, per ribadire che "l’omosessualità non è una malattia, ma una strada da percorrere consapevolmente". Domenica 18 maggio in piazza Nettuno "Nettuno mi può giudicare", una giornata informativa che vede coinvolte tutte le associazioni che, unite dal motto "per la laicità e l’autodeterminazione", hanno a cuore l’impegno contro le discriminazioni: Il Cassero, Arcilesbica, Mit, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Amnesty International, Sexy Shock, UAAR e altre, dando l’inizio a un percorso di lotta al pregiudizio e alla discriminazione che culminerà col Pride nazionale del prossimo 28 giugno per il quale giungeranno pullman da tutta Italia.
Tante le iniziative anche a Roma. Il Di’Gay Project ha organizzato per il 16 maggio alle 18.30 la presentazione di "Omocidi, gli omosessuali uccisi in Italia", il libro di Andrea Pini che racconta le vittime della violenza omofoba e razzista negli ultimi dieci anni in Italia e che sarà presente per parlare di questo allarmente trend dalle cifre impressionanti (111 persone uccise nell’ultimo decennio per cause direttamente collegate alla sessualità della vittima).
Moltissime altre iniziative sono organizzate in questi giorni in tante altre città italiane, come Bergamo, Catania, Firenze, Pisa, Bari, Napoli, Perugia, Salerno, Siracusa, Trieste. Sono troppe per poterle elencare in modo dettagliato ma per un elenco completo si può consultare il sito Omofobia.it
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