In Trentino, l’amministrazione leghista della provincia autonoma del capoluogo aveva avviato già a dicembre il blocco di alcuni corsi riguardanti la parità dei sessi e le relazioni di genere. Si temeva che fosse inserita anche la tanto temuta ideologia gender, che avrebbe confuso i bambini sul proprio sesso. Tali corsi sarebbero dovuto iniziare a gennaio, ma l’assessora alle Pari opportunità, Stefania Segnana li ha bloccati per analizzarli. Il problema è che i corsi, più che il gender, riguardavano le violenze verso le donne.
I punti cardine dei corsi, 83 percorsi per un totale di 858 ore di attività, riguardavano il bullismo, la parità dei sessi e la violenza di genere. La possibilità di cambiare sesso e le relazioni tra persone dello stesso sesso non erano contemplati nel programma. La preoccupazione era nata da una segnalazione di un genitore, nei confronti di un libro in cui un alieno visita il nostro mondo. Il personaggio rimane meravigliato dalle discriminazioni di genere che subisce, mentre nel suo universo il sesso viene definito solo dopo molti anni dalla nascita.
Ora, decine di scuole del Trentino si trovano senza i corsi contro le violenze sulle donne
A far ragionare l’assessora Segnana e la giunta che appoggia la sua decisione, è la prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento, nonché coordinatrice scientifica del progetto, Barbara Poggio. Ha tentato di spiegare che il programma del corso proviene da anni di ricerche e studi sulla disparità di genere nei confronti dell’accesso al lavoro, all’istruzione e alle violenze che si consumano all’interno delle mura domestiche. Il percorso mira a mostrare la donna che persona autonoma, non una proprietà dell’uomo, e a insegnare che esistono molte donne che hanno raggiunto incarichi di prestigio, uscendo dallo stereotipo della donna rinchiusa in casa a cucinare e a crescere i figli.
L’allarme delle violenze di genere in Trentino segnala dei dati preoccupanti da non sottovalutare. Nel 2017, sono stati 638 i casi di violenza, e nel 60% dei casi il responsabile è il marito e un ex. Con una petizione online che ha raccolto fino ad ora 5.000 firme, si richiede all’assessora di spiegare il perché di tale blocco. A dicembre, avrebbe dovuto controllare il programma e decidere se autorizzare i corsi o bloccarli. Al 22 gennaio, però, non si sono hanno ancora sue notizie.
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