LA CHIESA CHE NON CONDANNA

Cristiani, attivisti, giornalisti, si sono confrontati ad Avellino in un incontro del 23 ottobre scorso su "Chiese cristiane ed omosessualità". Il resoconto.

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AVELLINO – Giovedì 23 ottobre si è tenuta ad Avellino la conferenza-dibattito Chiese cristiane ed omosessualità. Organizzata dalla locale Chiesa Cristiana Libera, la manifestazione, oltre a proporre la presentazione libro Anime gay. Gli omosessuali e la chiesa cattolica, intendeva avviare in Irpinia una riflessione su temi difficili per una realtà di provincia.

Nel suo saluto iniziale Giovanni Sarubbi ha sottolineato il rifiuto di toni forti e provocatori. Gli evangelici italiani non devono scagliare anatemi contro le posizioni omofobe di certo cattolicesimo e persino di certi segmenti dell’evangelismo, ma avviare un dialogo per capire meglio e di più, confrontandosi con le posizioni altrui.

Simonpietro Marchese, pastore valdese e coordinatore del gruppo teologico della REFO – Rete Evangelica Fede e Omosessualità, nel suo intervento ha ripercorso la storia della riflessione dei protestanti italiani sul tema dell’omosessualità, dai primi campi ad Agape (anni 80) alla nascita della REFO (1998). La riflessione teologica non può e non deve sfuggire le problematiche della sessualità sentendo estraneo l’argomento: nella vita delle persone l’affettività è elemento essenziale e le chiese devono tenerne conto. La sessualità è un luogo d’incontro, non un’occasione di esclusione. Affrontare il tema partendo da queste premesse permette di superare man mano pregiudizi e discriminazioni; insistere sul fatto teologico consente di comprendere se certe convinzioni (negazione del pastorato alle donne, ad esempio) abbiano senso o meno. La REFO riconosce come suo patrimonio essenziale l’esperienza della teologia della liberazione (soprattutto quella femminile) e si propone come punto di aiuto e di riferimento per chi vive con disagio la sua identità omosessuale, soprattutto in provincia e in periferia. E’ un’esperienza aperta ad apporti non omosessuali e non evangelici, fedele alla concezione della “rete”.

E’ evidente la difficoltà del mondo politico ed associativo dinanzi a queste problematiche: un elemento che unisce molti è l’assoluta e trasversale ignoranza.

Fabio De Chiara, presidente dell’associazione di cultura omosessuale Federico GarciaLorca di Salerno, ha sottolineato la difficoltà di realizzarsi all’esterno per chi coltiva nel suo io un “lato oscuro”: ad esempio, per l’adolescente che scopre la sua identità omosessuale non esistono modelli adulti che possano fungere da riferimento positivo, anzi… L’associazione, nata nel marzo di quest’anno, ha da subito cercato un rapporto con la città, stimolando un grande dibattito. Le istituzioni hanno mostrato disponibilità, nonostante la grande ignoranza di queste problematiche che regna anche a sinistra. Si è cercato un confronto con il mondo cattolico, ma quando qualcuno ha tentato di scatenare la polemica, l’ associazione non ha inteso rispondere a provocazioni dottrinali o personali. De Chiara ha inoltre segnalato come, anche nel Sud, si stia cominciando ad accettare l’uomo gay, mentre l’idea della donna lesbica è ancora destabilizzante.

Luigi Basile, presidente di un’associazione di mediazione sociale molto attiva in città, si è chiesto come mai sia necessario ancora oggi discutere di questo “problema”. La sessualità è un argomento così personale che dovrebbe essere lasciato all’insindacabile libertà degli individui. Ad Avellino il tema è completamente rimosso, come se fosse un tabù. Il punto su cui insistere è quello della laicità, oggi in Italia sempre più a rischio. Vanno rifiutati “tolleranza” e paternalismo, così come gli stessi gay devono rifiutare certi atteggiamenti macchiettistici che favoriscono una concezione distorta dell’identità omosessuale.

Il moderatore del dibattito, il giornalista Pasquale Quaranta, entrando nel merito del libro, ha sottolineato come il titolo originale, Costruendo ponti, sia più rispettoso dell’opera di un sacerdote e di una suora che, sfidando pregiudizi e divieti vaticani, hanno costruito una pastorale priva di anatemi e moralismi.

Il dibattito che ha concluso la serata è stato interessante e ricco di spunti di riflessione. Significativa la presenza di tante persone giunte da fuori provincia, così come l’assenza di cittadini irpini. Molti hanno segnalato il loro interesse al dibattito e l’apprezzamento per l’ iniziativa della Chiesa cristiana libera, ma hanno preferito non partecipare per il timore di una “schedatura”. Un fatto che fa riflettere, anche con amarezza.

di Bruno Gambardella

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