La Cina ha annunciato che non introdurrà da qui a breve il matrimonio egualitario. Dopo che Taiwan ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in tanti si erano augurati che la Cina potesse seguirne l’esempio, ma un portavoce del governo cinese ha ribadito che il Paese non introdurrà l’uguaglianza matrimoniale.
Secondo quanto riportato da Reuters, Zang Tiewei, portavoce del parlamento, ha dichiarato: “Questa legge non si adatta alle condizioni nazionali e alle tradizioni storiche e culturali del nostro Paese. Per quanto ne so, la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo non riconosce la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso”.
Su questo punto, purtroppo, Tiewei ha ragione. D’altronde persino in Italia il matrimonio egualitario non è mai realmente entrato a far parte del dibattito politico. E una volta conquistate le unioni civili nel 2016, chissà quando (e se) mai questo accadrà.
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I soliti comunisti, come in Russia, a Cuba, e in Italia: guai a parlare di matrimonio egualitario. In Italia i soliti coglioni col paraocchi di comodo danno la colpa alla Chiesa o addirittura al Vaticano (dimenticando che è un altro Stato), come se non si sapesse che negli Stati comunisti, dove vige l'assoluta omofobia, la Chiesa è assente perché osteggiata dal regime comunista. È più facile trovare la tolleranza negli Stati cattolici, vedasi l'Irlanda. I governi italiani filo russi (leggasi i Vladimiri vari) sono stati l'esempio lampante che le bandiere rosse con falce e martello non tollerano le minoranze, a partire da quella LGBT+