PARIGI – La Francia è viva e lotta con noi. Si schiera a fianco dei gay, delle lesbiche e dei loro amici, che durante l’ultimo Gay Pride hanno sfilato contro “L’omofobia, flagello della società”. Il messaggio è arrivato ai politici. La società vuole avere “armi” per poter lottare contro la discriminazione nei confronti dei gay.
Ecco allora che in parlamento sono stati depositati cinque disegni di legge. Quattro alla camera, uno al senato. Quattro di sinistra, uno di destra.
Cominciamo da quello della destra che è stato il primo in ordine di tempo ad essere presentato (addirittura prima della Gay Pride 2000, quando si parlava solo di quale poteva essere il suo tema). È il novembre del 1999, il Pacs è appena stato approvato dopo un travaglio di due anni (non è vero, come molti scrivono, che sia stata una facile riforma), François Leotard, dell’Udf (Unione per la democrazia francese, destra liberale ed europeista), presenta un disegno di legge che si propone di “lottare contro la provocazione alla discriminazione, all’odio o alla violenza nei riguardi delle persone in ragione delle loro pratiche sessuali non represse dalla legge”. Per essere una legge anti-omofobia… è un po’ omofoba, in quanto per definire i gay usa un giro di parole bizzarro che presuppone possano esistere delle relazioni omosessuali “represse dalla legge”. Il riferimento è alla pedofilia contro la quale tutti, com’è ovvio, si schierano. Ma comunque per un deputato di destra già fare un passo di questo tipo non è poco. Chissà non possa dar delle idee a qualche rappresentante della destra italiana. Il progetto di Leotard si propone di lottare “contro le discriminazioni legate alle pratiche sessuali in ogni settore ma con il controllo del Codice penale per non dare l’impressione di difendere la pedofilia”. Coda di paglia. Il suo progetto si propone in pratica di modificare tre articoli della legge sulla stampa in modo da evitare eventuali scritti ingiuriosi. Alle associazioni gay non basta, ovviamente.
A fare un po’ meglio, o meglio, a proporre un po’ meglio, ci pensano i socialisti. Primo firmatario del progetto di legge, Patrick Bloche, grande sostenitore del Pacs.
Titolo: “Penalizzazione dei discorsi a carattere discriminatorio”. Oltre a proporre un ripulisti delle leggi sulla stampa ed altre leggi che non garantiscono l’uguaglianza fra tutti i cittadini, riconosce alle associazioni (e quindi anche alle associazioni gay) di costituirsi parte civile in un processo. È un po’ peloso, come progetto per essere uscito dalla mente di un difensore del Pacs… Un progetto di eguale tenore è stato presentato al senato sempre dai socialisti.
Ancora meglio hanno fatto, all’Assemblea Nazionale (la camera), verdi e comunisti. Nel progetto ecologista si riconosce che “sul piano penale esistono delle distinzioni fra le discriminazioni”, e che bisogna stigmatizzare la discriminazione, in generale, qualsiasi essa sia. Si propone la modifica: del codice penale, di quello del lavoro, della legge sulla stampa (del 1881) e si riconosce alle associazioni gay di costituirsi parte civile. Il quadro è già più completo. E il progetto piace già di più alle associazioni gay (consultate fra l’altro da verdi e comunisti prima della stesura dei loro rispettivi testi).
Più specifico sull’omofobia il progetto di legge dei comunisti: “Lotta all’istigazione all’odio omofobo”, è scritto nel titolo. Il disegno di propone di mostrare che “l’omofobia è contraria all’ordine pubblico” e che la legge punisce quindi chi si diletta all’insulto omofobo. Oltre alla modifica alla legge sulla stampa, e al riconoscere alle associazioni gay il diritto di potersi costituire parte civile in tribunale, questa proposta vorrebbe allargare l’accesso al diritto di asilo alla clausola “per motivi di omofobia”. Un ulteriore passo previsto da questo progetto è la creazione di una “autorità amministrativa indipendente” incaricata di controllare l’applicazione della legge e individuare le situazioni di discriminazione.
Una cosa è certa. Un disegno di legge (ma forse nemmeno una legge) non fa finire l’omofobia. Né pone fine alle ingiurie o peggio alle violenze fisiche o psicologiche subite, anche nel 2000, dai gay. Ma fa capire dove sta il diritto. Se uno qualsiasi di questi progetti di legge verrà approvato non si potranno ad esempio più tenere in Francia manifestazioni come quella “anti-Pacs” del gennaio 1999, durante la quale deputati e manifestanti anti-gay scandivano (sulle note di “I will survive”, inno gay di Gloria Gaynor) slogan e brandivano cartelli omofobi. E già questo non è poco.
di Giacomo Leso – da Parigi
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