Legge contro l’Omofobia, Laura Boldrini e Franco Grillini: “Passo storico, libertà di opinione non è libertà di insulto”

Commosso, il presidente onorario Arcigay ha chiesto alla politica di fare presto: "Vorrei festeggiare questa legge prima di morire".

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Non solo Nicola Zingaretti, segretario PD (QUI il suo intervento), e le senatrici Monica Cirinnà e Alessandra Maiorino (QUI i loro interventi). Al seminario ‘Per la dignità delle persone. Contro la violenza omotransfobica‘, andato in scena ieri presso la sala Refettorio della Camera dei Deputati per discutere della proposta di legge contro l’omotransfobia in discussione presso la Commissione Giustizia, a firma Alessandeo Zan, hanno preso parte anche altri esponenti.

Tra i tanti che si sono proposti l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, da sempre vicina alla comunità LGBT.

Il governo in carica è stato salutato come quello che avrebbe dovuto aprire una stagione di discontinuità, perché il precedente governo, dal punto di vista dei diritti, era poco presente. Non dimentico che al congresso di Verona delle famiglie andarono dei ministri. Un congresso oscurantista, in cui si mettevano in discussione aborto, divorzio, unioni civili. Dei ministri di quel governo andarono, mentre noi, molti di noi, ci ritrovammo fuori a protestare.
Era il governo del DDL Pillon, del pezzo di terra al terzo figlio. Ma la discontinuità questo governo dovrebbe farla anche con il governo precedente al Conte I, che ha fatto cose buone, come le unioni civili, la legge sull’autismo. Però ci sono state anche carenze, leggi approvate alla Camera ma bloccate al Senato, come la riforma sulla cittadinanza e quella sull’omotransfobia. Dal punto di vista delle politiche sociali sono arrivati dei segnali importanti con la legge di bilancio, ma sui diritti civili noto un certo stallo, come se non andassero di pari passo con quelli sociali.
Vedo un’incertezza politica interna alla maggioranza, sui decreti sicurezza. Sulla riforma sulla cittadinanza.
Noi dobbiamo avere più coraggio su questi temi. Quelle piazze che ci piacciono tanto, le sardine, cosa ci dicono, cosa vogliono. Una società più giusta, dove non ci sia odio. Mi auguro che questi temi diventino centrali, nella verifica politica, siamo alla sesta legislatura con questo provvedimento. Una legge contro l’omotransfobia è particolarmente importante.
All’articolo 1 della mia proposta di legge do le definizioni su identità sessuale, identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale. All’articolo 5, poi, ci metto anche l’autorità indipendente, un’autorità garante della parità di trattamento e della rimozione delle discriminazioni. Sono d’accordo con l’atteggiamento combattivo e pragmatico di Alessandro Zan, ma credo che la condotta penale sia la parte più importante, per portare a casa il risultato. E se lo faremo, sarà un passo storico.

Poco dopo, emozionatissimo, ha preso la parola anche Franco Grillini, presidente onorario Arcigay, che ha ricordato le sue battaglie in prima persona, nei primi anni ’90, per far approvare una legge contro l’omotransfobia.

Nel 1993 noi ci provammo, a fare in modo che la Mancino comprendesse anche la questione omosessuale. Ci dissero che non c’era la possibilità di inserire gli omosessuali in quell’elenco, ma che si sarebbe fatto successivamente con un decreto. Son passati 27 anni. La legge a firma Scalfaro entrò in vigore il 25 giugno 1993, e noi siamo ancora qui ad aspettare quel decreto. Qualcuno ci disse che se avessero messo la tutela anche per le persone omosessuali, la legge non sarebbe passata.
Qualcosa di simile avvenne anche dopo.
L’omofobia istituzionale l’abbiamo vissuta, registrata, sulla nostra pelle.
Quando presentai la proposta in Parlamento, che venne favorevolmente votata in commissione giustizia, ci fu la compattezza del centrosinistra. Era il 2008. Una compattezza che mi commosse, ma ci fu ostruzionismo della destra spaventoso, con toni folli. Un rappresentante di AN urlò ‘dicci un solo caso di qualcuno che ha messo un cartello fuori dal negozio, che dica divieto di ingresso ai gay’. Peccato per lui era appena successo in Puglia.
Da parte della destra c’è sempre una violenza inaudita nei nostri confronti, che non sarebbe accettabile nei confronti di chiunque altro.
Libertà di opinione non può essere confusa con la libertà di insulto, diffamazione e calunnia.
Il giorno in cui Prodi rassegnò le dimissioni, nel 2008, noi avremmo dovuto votare proprio quella legge.
Ci dissero che se fosse passata quella legge, i parroci non avrebbero più potuto fare le loro omelie.
L’attuale Papa ha citato espressamente lo stermino dei gay nei campi di concentramento. Il quadro è radicalmente cambiato. Non ci sono più scuse.
Se c’è la volontà politicha, e Zingaretti si è espresso in tal senso, vuol dire che siamo sulla strada giusta, ovvero dire con chiarezza che quando la norma arriva in Senato, o alla Camera, si useranno tutti gli strumenti a disposizione. Compreso il voto di fiducia. Se si decide che questo è un fatto storico, perché l’Italia è l’ultimo Paese a non avere leggi in tal senso, facciamola. In fretta, perché il quadro politico è precario. Facciamo in fretta, perché vorrei vederla approvata fin quando sono in vita. Ce l’ho fatta con le unioni civili, voglio farcela anche con questa legge.
Si può fare, si deve fare, e non solo per cercare di evitare queste quotidiane e brutali violenze, ma anche perché è giusto risarcire con la memoria le sofferenze patite, nel corso della Storia. Ci siamo dimenticati che gli omosessuali sono stati perseguitati, mandati al confino, che per 30 anni la polizia aveva l’ordine di perseguitarci. Ci sono 27.000 verbali, c’era una violenza di Stato molto forte. Speriamo che in 3/5 mesi riusciamo a portare a casa una norma che cambierà profondamente l’aspetto della questione giuridica d’Italia. E cambierà la vita delle persone omosessuali, quindi delle loro famiglie, dei loro amici, delle persone che li circondano.
Quest’anno si sono celebrati 41 pride, con oltre 1 milione di persone in strada. Celebrazioni mastodontiche. A New York, per il Pride dei 50 anni di Stonewall, c’erano 5 milioni di persone.
I Pride non sono più espressioni di una piccola minoranza, sono manifestazioni di popolo. C’è tutta la città che va ai Pride. Approfittiamo di questo vento favorevole, perché non c’è solo la Destra di Salvini. C’è anche un Paese che ragiona e che è schierato sulle tematiche dei diritti civili.

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