Ancora uno scandalo a sfondo sessuale in un’abbazia. Questa volta, a finire nell’occhio del ciclone è Chiaravalle, a Milano, luogo abitato da monaci e frequentatissimo non solo da turisti, ma anche da uomini bisognosi d’aiuto alcuni dei quali hanno denunciato di essere stati oggetto di attenzioni sessuali da parte dei monani. Ed è partita un’inchiesta che, però, stenta a decollare. La vicenda la riporta l’edizione milanese di Repubblica (facendo appello ad un linguaggio a cui i media main stream ci hanno tristemente abituati quando parla di “ombre dell’omosessualità”) che spiega come i giudici hanno dovuto archiviare le posizioni a carico di alcuni monaci perché “non sono emersi elementi idonei a sostenere l’accusa agli indagati di violenza sessuale”.
Le testimonianze
A denunciare i fatti sono stati alcuni ospiti dell’abbazia, che si erano rivolti ai monaci perché ridotti in stato di bisogno dalla crisi e dalle vicende della vita. Italiani e stranieri raccontano di approcci da parte dei monaci e uno di loro, ha perfino registrato le testimonianze e video in cui i monaci si vedono impegnati in palpeggiamenti e sesso orale con almeno uno degli ospiti. L’uomo, però, in questo caso si è dichiarato consenziente e, quindi, non sussistono i presupposti della violenza. Ma i racconti raccolti sono diversi. Il primo a riferire i fatti alla procura ambrogina è stato un italiano 45enne, che nel settembre dello scorso anno, dopo avere perso il lavoro, si era rivolto all’abbazia in cerca di cibo e di un tetto sotto cui dormire. Gli approcci dei monaci sono iniziati subito, ha raccontato l’uomo quando, una volta a Chiaravalle in cerca di aiuto, un monaco “mi ha sfiorato le cosce da sopra i pantaloni, mentre altre volte mi ha sfiorato il pube. Nell’ultima occasione, il giorno di Ferragosto, ha introdotto la mano nei miei pantaloni e ha palpato i miei genitali, da sopra le mutande. Tuttavia, costretto dalla necessità di mangiare sono tornato ancora nella predetta abbazia per prendere il cibo e spesso il religioso ha ripetuto le stesse molestie”.
“In quel posto approfittano dei ragazzi”
E poi c’è il racconto di un uomo arrivato dall’Albania con un permesso per motivi religiosi, un 44enne che ha precisato di essere stato consenziente e che ha siegato come gli incontri sessuali con i monaci si siano consumati nella sua cella. È lui che ha realizzato i video, mostrati agli inquirenti dopo essere stato costretto ad abbandonare i suoi alloggi. Altri ospiti non hanno sporto denuncia. Come un 18enne romeno e un italiano di 40 anni i quali, preferendo piuttosto andarsene prima possibile da quel luogo. Ancora una volta, spunta un video, che il più giovane dei due ha girato a Chiaravalle. “In quel posto approfittano dei ragazzi – ha dichiarato -. I ragazzi non hanno dove stare, vanno per chiedere aiuto, poi vengono toccati”.
“Nessuna violenza”
Fatti che, però, secondo gli investigatori della Squadra Mobile, non hanno i connotati della violenza “perché il monaco non ha trattenuto il giovane contro la sua volontà e, respinto, si è allontanato”.
La versione dei monaci, naturalmente, è di segno opposto. Alcuni negano di avere mai commesso i fatti che vengono loro addebitati spiegndo che l’uomo allontanato dalla comunità era “inadatto alla vita comunitaria, non rispetta le regole, invidioso, sospettoso, geloso”. Un altro monaco, un messicano, ha ammesso di avere “toccato e sfiorato il corpo” dell’uomo albanese. “Già nel 2009 ha cominciato a farmi avances e a proporre argomenti sessuali – ha spiegato il monaco -. Alla fine ho ceduto: ci sono state due o tre occasioni durante le quali ci siamo scambiati carezze intime. Faccio presente che quando ha proposto di andare oltre, io ho rifiutato”.
Da Santa Croce in Gerusalemme a Chiaravalle
Chiaravalle ha ospitato alcuni dei monaci rimasti senza “casa” dopo che alla fine del 2009 l’allora Papa Ratzinger dispose la chiusura del convento di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, su cui indagava la magistratura per “reati di natura sessuale”. Prima che lo scandalo scoppiasse e coinvolgesse la chiesa romana, Ratzinger chiuse il monastero romano imponendo ai suoi ospiti di trasferirsi in altri monasteri della congregazione di San Bernardo. Alcuni, scelsero Chiaravalle, a Milano. Vale la pena evidenziare che dalla Curia non arriva alcun commento sulla vicenda. La stessa Curia che, però, qualche settimana fa si era preoccupata di inviare ai docenti di religione una lettera in cui chiedeva la schedatura delle scuole in cui si realizzano o si propongono progetti per l’educazione alle differenze di genere.
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