La liberazione sessuale degli Anni Settanta attraverso il cinema a luci rosse

Il documentario di Carmine Amoroso ci immerge nelle atmosfere al contempo libertarie e utopiche della rivoluzione dei costumi, contro il perbenismo cattoborghese.

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Anni Settanta, anni di fervore e liberazione sessuale. È la prima volta che viene dedicato un doc al fenomeno dell’esplosione della pornografia nell’Italia di quegli anni, dalla valenza quanto mai politica (il caso Cicciolina in Parlamento) e contro l’ipocrisia cattolica sul sesso propagandata dalla Democrazia Cristiana. Stiamo parlando dell’interessante Porno & Libertà – Porn to be free di Carmine Amoroso che, senza inutili didascalismi, ci immerge nelle atmosfere al contempo libertarie e utopiche della rivoluzione dei costumi contro il perbenismo borghese attraverso corposi interventi dei protagonisti di quegli anni (Bernardo Bertolucci, Riccardo Schicchi, Marco Pannella, Cicciolina, Judith Malina, Porpora Marcasciano e molti altri).

Porno & Libertà sarà presentato in anteprima italiana al Biografilm Festival bolognese l’11 giugno e uscirà in sala il 24 giugno grazie ad I Wonder Pictures.

PORNO & LIBERTà_nella foto_Ilona Staller_ph Archivio Riccardo Schicchi_1 (2)Abbiamo intervistato il regista.

Come è nato questo progetto? È totalmente indipendente, vero?

Sì, è veramente indipendente. Su questo sono un po’ polemico: spesso vengono indicati come indipendenti film che sono stati finanziati dal Ministero o dalla Rai. Questo invece purtroppo non ha voluto produrlo nessuno, al Ministero ci hanno riso in faccia. La lavorazione è durata quattro anni. Siamo riusciti a finirlo attraverso il crowdfunding. Abbiamo dovuto liberare molto materiale di repertorio, è stato costoso.

È interessante in particolare il fatto che emerge quanto la pornografia abbia rappresentato la chiave di volta dell’evoluzione del costume negli anni ’70 e un vero linguaggio rivoluzionario in un’Italia bigotta e repressa…

Assolutamente sì. Quel tipo di pornografia, in quegli anni, era molto legato al concetto di liberazione sessuale. Vivevamo anni di oscurantismo con una Democrazia Cristiana molto potente e la Chiesa Cattolica imperversava in maniera totalizzante. La loro idea di porno era anche politica. Mi interessava il rapporto tra pornografia e controcultura legata specialmente ad alcune riviste come Re Nudo, Frigidaire, il Male: avevano già fatto loro questa commistione, per esempio mettendo in copertina sia Cicciolina che Bobbio.

Scopriamo un Riccardo Schicchi quasi intimista e inedito, era un bravo fotografo…

La ripresa in macchina è stata uno dei momenti ultimi di Riccardo, l’ultimo viaggio verso uno dei suoi locali. Ho voluto assecondare questo suo desiderio. Io non lo conoscevo, era venuto alla prima del mio film Cover Boy che gli era molto piaciuto. Avevo un’immagine di lui molto televisiva, mi sono trovato di fronte una persona estremamente acculturata, libera e libertaria, paragonabile a Larry Flint. Inizia come fotografo di Epoca. È importantissimo questo fatto: tutto l’immaginario porno di quegli anni poggia sul suo punto di vista. Fu inoltre il primo a portare le pornostar in tv.

Com’è stato l’incontro con Cicciolina, la prova vivente che in quegli anni la pornografia era politica?

È stato come incontrare Paperina, fumettistico. Lei è un’icona pop. Mi piace la sua naturalezza, vive il sesso come un elemento naturale, ha una visione quasi greca della sessualità.

PORNO & LIBERTà_immagine dal film Body Love di Lasse Braun_1 (1)

L’esplosione della pornografia negli anni ’70 coincise con quella della controcultura, e quindi anche della nascita del movimento gay: intervisti Porpora Marcasciano sulle scale dell’Università…

In questo documentario c’è la mia anima omosessuale, chiamare Porpora mi faceva molto piacere. Quelle scale hanno un significato profondo in quegli anni: succedeva tutto lì, dagli Indiani Metropolitani alla parte libertaria.

Vediamo anche Mario Mieli…

Mario Mieli era una figura assolutamente rivoluzionaria, un genio assoluto. Una persona che ha capito molto di più rispetto all’epoca, il primo a definire il concetto di gender come sessualità polimorfa. Me lo ricordo fisicamente, ti colpiva e ti metteva in faccia la realtà. Un personaggio di grande spessore intellettuale con una grande capacità eversiva.

È interessante lo sguardo al femminile sul porno, dalla regista hard Giuliana Gamba (“Ho avuto tutti contro di me”) alla scrittrice Lidia Ravera (“Noi donne abbiamo bisogno di una storia, gli uomini di una figurina”)…

Il porno è sempre stato visto come appartenente a una cultura maschile: tutte le donne che in quel periodo andavano contro questa visione mi stuzzicano intellettualmente. Giuliana Gamba usava uno pseudonimo (Therese Dunn, n.d.r.), Lidia Ravera all’epoca era assolutamente un mito per Porci con le ali.

Come mai non citi Moana Pozzi?

Viene dopo. Moana Pozzi è più una figura degli anni Novanta e rappresenta il crinale della pornografia intesa anche come racconto, quella attuale non ha quasi più niente a che fare col porno che descrivo.

Marco Pannella come si è approcciato al documentario?

In maniera molto positiva. Accomuno molto Pannella e Riccardo Schicchi per quanto riguarda l’utilizzo dei mass media: tutti e due in questo furono all’avanguardia. Non appena proposero a Marco Pannella Cicciolina alle elezioni Pannella subito intuì la forza mediatica.

 

PORNO & LIBERTà_disegno di Sinè dal film French Blue di Lasse Braun_2 (1)Scopriamo anche il pioniere del porno Lasse Braun alias Alberto Ferro, che andò in Scandinavia e fece in modo che venisse approvata nel 1969 la prima legge che liberalizzava la pornografia e anticipò addirittura gli americani.

Lasse Braun è un personaggio mitico per quanto riguarda la pornografia mondiale, capì la forza e l’importanza della pornografia come linguaggio di rottura, come forza estrema e libertaria.

Nella tua ricerca hai trovato qualcosa sul porno gay?

Non esisteva neanche il termine gay e quindi neanche una pornografia omosessuale. Mostro alcuni inserti di riviste, il nostro immaginario erotico l’abbiamo costruito sulle visioni virili di maschi rampanti.

Credi che Internet abbia un po’ ucciso la magia del proibito pornografico?

La pornografia resta un elemento dirompente, analizzata in maniera seria ha moltissime valenze: oggi la pornografia viene fruita con un’atomizzazione del desiderio, dal racconto si passa al frammento.

Per questo usi molto lo splitscreen?

Razionalmente non ci avevamo pensato, probabilmente sì. È una scelta quasi inconscia.

Che cosa pensi riguardo al fatto che nel cinema d’autore contemporaneo sia stato sdoganato l’hard, come in “Love” o “Lo sconosciuto del lago”?

Penso che ce ne sia troppo poca! C’era molta più forza eversiva in Bertolucci o Ferreri. Adesso sono pochi gli autori che utilizzano la pornografia anche perché gli investitori televisivi non lo consentono. L’unico che è stato capace di fare un’opera forte e intensa per far riflettere sul corpo e la sessualità è Lars Von Trier con Nymphomaniac. È un genio assoluto. La cinematografia attuale è molto moralista, viviamo un ritorno al neopuritanesimo.

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