Il Comune di Livorno conferirà la Livornina d’oro, massima onorificenza della Città, a Carlo Coccioli, scrittore livornese nato nel 1920 e deceduto a Città del Messico nel 2003.
“Abbiamo voluto con questo tributo omaggiare la memoria di un livornese illustre che merita una definitiva riscoperta della propria opera in patria, dove purtroppo invece fu spesso osteggiato per le sue prese di posizione libertarie su temi scottanti come omosessualità e religione”, ha commentato Francesco Belais, assessore alla cultura.
Narratore e intellettuale fuori dagli schemi, scrittore dalla bibliografia vastissima, autore di libri tradotti in almeno 15 lingue e conosciutissimo all’estero specie in Messico dove si trasferì “in esilio volontario” nel 1953, Carlo Coccioli ha ricevuto pochi riconoscimenti in Italia tra cui un premio selezione Campiello nel 1976. Il Comune di Livorno gli aveva già reso omaggio intitolandogli una sala lettura presso la sede della Biblioteca “F.D.Guerrazzi” a Villa Fabbricotti ed una strada nel complesso Porta a Mare. Ora, con una cerimonia programmata per venerdì 22 marzo alle ore 12 nella sala consiliare di palazzo comunale, l’Amministrazione procederà a conferirgli la Livornina d’oro, massima onorificenza cittadina, che sarà consegnata dal sindaco Filippo Nogarin al nipote Marco Coccioli. Alla cerimonia prenderanno parte le autorità civili, militari e religiose cittadine e le associazioni del Tavolo Rainbow.
Scrittore di fama mondiale, partigiano e medaglia d’argento al valor militare per la resistenza partigiana, Carlo Coccioli nasce a Livorno. Dopo aver passato l’infanzia e l’adolescenza in Libia, al seguito del padre, rientrò in Italia per completare gli studi. Richiamato alle armi, dopo l’8 settembre 1943 si unisce alle prime formazioni partigiane sull’Appennino Tosco-Emiliano. Catturato dai tedeschi, evade dalla prigione di Bologna; a guerra conclusa, gli viene conferita la medaglia d’argento al valore militare per gli avvenimenti della Resistenza. Nell’immediato dopoguerra, si laurea in lingue e letterature orientali (araba ed ebraica) presso l’Istituto Orientale di Napoli. A questo periodo risalgono le prime esperienze letterarie che lo portano a Parigi dove pubblica nel 1950 “Il cielo e la terra”, romanzo, di ambientazione bellica e pervaso da una forte tensione religiosa, che ebbe un enorme successo e fu tradotto nelle principali lingue del mondo. Sull’onda di tale successo, nel 1952, Coccioli pubblica “Fabrizio Lupo”, racconto in termini espliciti della scoperta da parte del protagonista (un cattolico) della propria omosessualità. La rappresentazione, in tutti i suoi aspetti, di un caso di omosessualità interpretato come una forma dell’amore, omosessualità come Amore con la maiuscola. «Eppure, nonostante le difese e le astuzie, nonostante le schermaglie formali e i sotterfugi, è chiarissimo che in questo libro Coccioli si gioca tutta intera la propria sincerità; che le pagine sono carne viva e che riuscire a scriverlo era per lui questione di vita o di morte, quali che ne fossero le conseguenze», ha poi scritto Walter Siti.
In Francia il romanzo (tradotto in italiano solo nel 1978, ora edito da Marsilio) suscita scandalo e scalpore (Coccioli ricevette migliaia di lettere), tanto che l’autore nel 1953 abbandona l’Europa e si stabilisce a Città del Messico, dove frequenta il pittore Diego Rivera, la poetessa Guadalupe Amor, ed altri protagonisti della vita artistica e intellettuale del paese. Nel 1960 inizia l’attività di inviato speciale per alcuni quotidiani italiani: prima il Corriere della Sera poi Il Giorno e La Nazione. Viaggia in tutta l’America Latina. Nel novembre 1966 è a Firenze durante la drammatica inondazione, sulla quale scrive il saggio “Firenze 1966: non è successo niente”. Frequenta regolarmente Firenze, dove continua ad avere una casa, che manterrà fino al 1995, quando vi rinuncerà per acquistarne una a Livorno, in Scali delle Ancore, in un impulso di avvicinamento alle proprie origini. Nel 1973, con la pubblicazione di “Uomini in fuga”, dà inizio al cammino del movimento degli Alcolisti Anonimi in Italia. Il percorso di avvicinamento alla religione ebraica, intrapreso alla fine degli anni ’60 e descritto in “Documento127”, ha il suo culmine nel 1976, anno di “Davide”, che gli varrà in seguito il premio Selezione Campiello. All’inizio degli anni ’80 il suo interesse si volge sempre più verso le religioni orientali, in un appassionato approfondimento che passa dapprima attraverso l’induismo (La casa di Tacubaya, 1982) per approdare al buddhismo, è del 1987 il romanzo Piccolo Karma. Carlo Coccioli ha continuato a scrivere fino ai suoi ultimi giorni. Malato, operato di cuore, è rimasto legato alla sua Città del Messico, dove è spirato serenamente il 5 agosto del 2003.
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