Che a molte lesbiche piaccia il calcio femminile è cosa risaputa, come a molti gay piaceva nascondere la propria omosessualità facendosi prete: in un caso si parla di passione per lo sport, nell’altro del modo semplice (specie in epoca passata) per esorcizzare la propria omosessualità repressa. Ma che dopo la lobby gay in Vaticano che, in realtà, sappiamo quanto poco esista, spuntasse la lobby lesbica nel calcio femminile, questa è davvero una novità. Verrebbe da dire: mamma mia, ma se siamo così potenti, perché non abbiamo uno straccio di diritti in questo paese?
Veniamo ai fatti. “In Italia il calcio femminile è in mano a una lobby di giocatrici gay. Chiesi le dimissioni di Belloli per le sue frasi sulle ‘lesbiche’ ma ora confermo le sue parole che mi riservo di documentare”. Sarebbero queste le parole con le quali, in un comunicato stampa, Roberto Salerno avrebbe commentato la situazione attuale del calcio femminile in Italia. Salerno, presidente del Torino Calcio Femminile, avrebbe affidato queste parole a un messaggio diretto a tutte le società interessate. Insomma, dopo il ‘caso Belloli’ e la sua celebre uscita costatagli 4 mesi di inibizione, il football ‘rosa’ continua a far discutere. Ed ancora: “Confermo, con amarezza, questa dichiarazione dopo aver chiesto io stesso, pubblicamente, le dimissioni di Belloli da Presidente LND dopo le parole denigratorie e lesive che pronunciò in merito alle giocatrici definite, offensivamente, “lesbiche”. Il sopravvento su tutto il calcio femminile nazionale è davanti agli occhi degli addetti ed è avvenuto trasversalmente, dai Club alle Tesserate e alle strutture Dipartimentali creando una situazione di “discriminazione” addirittura opposta in cui queste lobby “dettano legge” e le società e i Presidenti sono “fuori” e totalmente “schiacciati”.[…] Sulla arroganza, prepotenza e strapotere di queste lobby gay si potrebbero scrivere gli ultimi 10 anni del calcio femminile italiano e mi riservo io stesso di documentare ciò che affermo per comprendere, poi, le radici profonde del suo “nanismo””.
Non rimane che attendere, con un sorriso e tanta serenità, analoghe dichiarazione della Assoacconciatori (Associazione Acconciatori ed Estetiste), della N.A.P.I. (NUOVA ASSOCIAZIONE PARRUCCHIERI ITALIANI), della Camera Nazionale della Moda italiana, della Confartigianato Sarti e Stilisti e infine della FIAP (Federazione Italiana Autotrasportatori Professionali). Perchè, si sa, i gay di mestiere fanno solo i preti, i parrucchieri e gli stilisti mentre le donne lesbiche lavorano solo nel calcio femminile e nell’autotrasporto….
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