È serratissimo il dibattito politico sulla legge sulle unioni civili in discussione alla Commissione Giustizia del Senato e il fronte del no non intende retrocedere di un passo sul testo strenuamente difeso dalla sua relatrice, Monica Cirinnà
A intervenire oggi sulla questione è l’ex ministro Maurizio Lupi, capogruppo di Area Popolare alla Camera (il gruppo che racchiude Ncd e Udc). Ammette, Lupi che “rispetto al dibattito che si fece sui Di.Co, cioè i diritti dei conviventi, siamo tutti più consapevoli di alcuni mutamenti intervenuti nella società, e pronti a dare risposte”, ma non intende andare oltre la questione dei “diritti individuali” né mettere in discussione le posizioni del suo partito sui punti cardine del DDL Cirinnà: stepchild adoption e reversibilità della pensione. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, spiega che “non si deve né avere fretta, né arrivare a battaglie ideologiche”. E sottolinea: “Mi sembra molto difficile immaginare un voto in tempi così brevi. Anche lavorando fino alla prima settimana di agosto, le priorità sono altre: pubblica amministrazione, pensioni, riforme istituzionali”, “noi vogliamo evitare atteggiamenti talebani, da una parte e dall’altra. Il testo Cirinnà non ci convince, alcune distanze sono enormi, e i nostri paletti sono e restano chiari. Primo: va bene regolamentare i diritti individuali delle persone anche dello stesso sesso, ma no all’equiparazione con il matrimonio tra un uomo e una donna, che comporta diritti e doveri, è previsto dalla Costituzione ed è regolamentato dal codice”.
SOLO DIRITTI INDIVIDUALI
Secondo Lupi nel testo non si parla di “matrimonio” ma “di fatto si equipara. Ad esempio il tema dell’adozione da parte del partner di un genitore biologico dello stesso sesso: non ci stiamo, e questo perché al centro della nostra azione politica e dei nostri valori c’è il bene del minore che ha diritto ad avere una famiglia, non quello dell’adulto di avere un figlio a tutti i costi”. Una posizione che, per altro, è in netto contrasto con le sentenze finora emesse dai tribunali dei minori che hanno riconosciuto la genitorialità di entrambi i partner di coppie dello stesso sesso riferendosi proprio al bene del bambino. Lupi critica anche “l’istituto della reversibilità: è stato pensato come sostegno alla famiglia, dove in genere il soggetto più debole era la donna che si occupava dei figli. Non è possibile estenderlo a una coppia legata da un’unione civile”. Ma sembrano non essere solo questi due i punti da discutere perché l’ex ministro parla di “mediazione anche su “tutto il resto” sui afferma che “possiamo confrontarci”.
QUELLA PARTE DI PD CHE VUOLE L’AFFIDO INVECE DELLE ADOZIONI
Posizioni simili emergono, non nuove a dire il vero, anche all’interno del PD. A fare eco a Lupi arriva Emma Fattorini, senatrice teodem del Pd che, intervistata dal Messaggero spiega che “anche all’interno del Pd c’è chi preferirebbe che prima dell’adozione del figlio di uno dei partner si ricorresse all’istituto dell’affido, lasciando a lui la scelta una volta compiuti i 18 anni”. E ricalcando quanto più volte sostenuto proprio da NCD e dalle realtà riconducibili al Family Day, Fattorini aggiunge che “temo che l’opzione della stepchild adoption possa spingere le coppie di uomini a ricorrere alla maternità surrogata”. Continua poi, la senatrice, sostenendo che “ci sono ampi studi che sostengono l’importanza della relazione che si crea tra madre e figlio nel rapporto intrauterino. Per non parlare del ruolo della donna che, in casi come questi, viene ridotto a mero contenitore”.
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