L’Associazione Australiana Medici si è espressa nelle scorse ore a favore dei matrimoni gay, definiti una “questione di salute pubblica” e ha invitato i politici dei diversi partiti a superare la situazione di stallo che da troppi anni attanaglia la terra dei canguri.
L’Associazione entra a gamba tesa in un dibattito “divisivo e socialmente dannoso” con un documento incisivo, in cui si afferma che l’esclusione delle coppie omosessuali dall’istituto del matrimonio porta a pesanti conseguenze in termini di salute mentale e fisica e contribuisce all’alto tasso di suicidi rilevabile all’interno della comunità LGBT.
“La discriminazione ha un impatto severo e dannoso sulle condizioni di salute mentale e fisiologica. Gli individui LGBTQI hanno subito una lunga storia di discriminazione istituzionale in questo Paese. Molte di queste ineguaglianze sono state giustamente superate: l’omosessualità non è più un crimine né è classificata come disturbo psichiatrico. Alle coppie dello stesso sesso è permesso adottare bambini nella maggior parte delle giurisdizioni, ma gli australiani che si identificano come LGBTQI non godranno di un uguale trattamento sotto la legge australiana finché non potranno sposarsi”.
Il documento rileva dunque che le persone LGBTQI godono di condizioni di salute mentale peggiori rispetto alla media della popolazione: hanno maggiori probabilità – rispetto alle persone eterosessuali – di assumere droghe, di abusare di alcolici e di arrivare al suicidio.
Quella portata avanti dai medici australiani è un’iniziativa senza precedenti. Michael Gannon, presidente dell’associazione, ha scritto direttamente al Primo Ministro Malcolm Turnbull e al leader dell’opposizione laburista Bill Shorten, esortandoli a trovare una soluzione al più presto e a imporre ovunque rigorose leggi antidiscriminatorie, per assicurare che le aziende non possano rifiutare i propri servizi ai clienti a causa di genere e/o orientamento sessuale.
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