E se il matrimonio gay non fosse un rito moderno? Se invece affondasse le sue radici in un passato molto lontano? Questo, almeno, è il senso della tesi e della ricerca di Mark Masterson, classicista e docente alla Victoria University in Nuova Zelanda.
Ai tempi dell’impero bizantino, in pieno Medioevo, era in voga – come racconta Masterson – la cosiddetta fratellanza spirituale tra uomini, una sorta di antenato dei matrimoni gay: si tratta di un rito, officiato con frequenza, che per alcuni rappresenta un antenato del matrimonio omosessuale. Per diventare fratelli spirituali i due uomini dovevano recarsi in chiesa e ricevere la benedizione di un sacerdote, che pronunciava davanti a loro una preghiera: molte di queste preghiere sono pervenute fino ad oggi.
Questo, per esempio, è un estratto da una poesia dell’800: “Questi tuoi servitori che si amano l’un l’altro con amore spirituale sono venuti alla tua santa chiesa per essere benedetti da te: concedi loro la fede senza vergogna, l’amore senza sospetto…”.
L’imperatore Basilio I (metà 800) amava circondarsi di fratelli spirituali: gli scrittori bizantini più o meno coevi, inoltre, ricordano lo sguardo ammaliante dell’imperatore, capace di catturare a sé l’interesse e le attenzioni degli altri uomini: uomini come Theophilo, membro della corte imperiale, o come l’imperatore Michele. Prima di diventare imperatore, peraltro, Basilio si unì come fratello a Giovanni, figlio della vedova Danelis, e beneficiò delle ingenti risorse economiche della signora per poi ricambiare il favore, in un secondo momento, concedendole la visita alla corte imperiale e attribuendole il prestigioso appellativo di “madre dell’imperatore”.
Anche le lettere che gli uomini si scambiavano sono giunte fino a noi: in queste affetto e eros non mancano, in linea con il linguaggio d’amore maschile tipico degli antichi Greci.
Questa è parte del testo (anonimo) contenuto nella biografia di Santa Maria Giovane, risalente al 900 o al 1000. Il figlio di Santa Maria, Vaanes, era un soldato amato dai suoi colleghi, in particolare da Theodoros: “Vaanes stava con un certo Theodoros… che lo aiutava in tutte le sue eccellenti prodezze… un uomo coraggioso e forte nelle questioni militari, ma più coraggioso ancora nel condurre una vita al servizio di Dio. Lo stringeva a lui, come un toro di buon lignaggio, essi si sentivano ricchi come se fossero stati dei proprietari di terreni agricoli che stavano seminando semi di ottima qualità, come se fossero i migliori agricoltori”.
Lo stesso Nikephoros, marito di Santa Maria, aveva una relazione con un altro uomo, Vardas, sposato con la sorella di Maria. Grazie al matrimonio incrociato, i due ebbero molto tempo da passare insieme: “Poiché, carissimi uomini, siamo diventati profondamente coinvolti l’uno con l’altro e siamo legati dalla nostra intima relazione, penso sia giusto rendere questo nostro legame d’amore più forte e applicare i legami di parentela affinché possiamo essere uniti in due modi: forgiando una connessione familiare insieme alla nostra intima relazione d’amore”.
In questi estratti compare spesso il termine ‘soggiogato’ per riferirsi a queste coppie, la qual cosa avvalora la tesi dei rapporti carnali e sessuali.
L’argomento, ad ogni modo, è controverso e oggetto di dispute: certi studiosi ritengono che il rapporto tra i due uomini non implicasse atti sessuali, altri rivendicano il contrario. C’è chi ha cercato di far luce sul motivo per cui questi uomini entrassero a far parte delle confraternite spirituali: per avere comodi rapporti sessuali con le donne degli altri? Per scopi criminali?
Antenati dei matrimoni gay? Quel che è certo, però, è che l’affetto tra i due uomini che decidevano di stipulare una fratellanza spirituale c’era e che un sacerdote benediceva questo affetto.
Per approfondimenti: https://theconversation.com/a-byzantine-ancestor-to-same-sex-marriage-82896
Fonte: L’Indro
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