La Cassazione cha accolto il ricorso di un cittadino gay della Costa d’Avorio, minacciato dai parenti, sentenziando che i migranti omosessuali vanno accolti se a rischio nei propri Paesi.
Bakayoko Aboubakar S., questo il nome dell’uomo protagonista della vicenda che ha poi portato all’importante sentenza. Coniugato con due figli, Bakayoko era diventato oggetto «di disprezzo e accuse da parte di sua moglie e di suo padre», imam del villaggio, «dopo aver intrattenuto una relazione omosessuale». Dopo l’uccisione del partner, Bakayoko fugge e arriva in Italia. Qui, nel 2016, la Commissione territoriale di Crotone gli nega il diritto di rimanere nel nostro Paese, perché al contrario di altri stati africani «in Costa d’Avorio l’omosessualità non è considerata un reato, né lo Stato presenta una condizione di conflitto armato o violenza diffusa».
Peccato, sottolinea oggi la Cassazione, che si debba accertare non solo la presenza di eventuali leggi discriminatorie e omofobe, ma anche verificare che le autorità del luogo apprestino «adeguata tutela» per i gay, soprattutto se perseguitati dai famigliari. Nel caso di Bakayoko, tutto questo non era stato fatto. Adesso il caso si riapre e sarà riesaminato da altri giudici nell’appello bis.
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Entro quanto tempo dalla sentenza l'interessato chiederà il "ricongiungimento familiare" con i figli , la moglie ed .....il padre?