Sono passati tre anni dalla morte di Muhammed Wisam Sankari. Era un ragazzo siriano, che nel 2015 è scappato dal suo Paese per la guerra, per non essere ucciso dall’Isis, lanciato giù da un palazzo, come fanno con le persone omosessuali. La sua fuga però si ferma in Turchia, in un quartiere conservatore di Istanbul. La sua vita migliora, ma non di molto. Deve sempre vivere di nascosto la sua sessualità, nella paura di esser scoperto e di essere aggredito.
In Turchia l’omosessualità è legale dal 1923. Ma sembra non importare alla società, che disapprova le relazioni tra persone dello stesso sesso, e sono continue le denunce da parte delle associazioni LGBT per aggressioni ai danni della comunità. Ed è quello che è accaduto a Muhammed Wisam Sankari.
Muhammed Wisam Sankari: torturato, stuprato e fatto a pezzi da un gruppo di omofobi
Il ragazzo siriano pensava di essere al sicuro, ma nel febbraio 2016 viene rapito da un gruppo di ragazzi che lo avevano già minacciato. Viene portato in un bosco isolato e qui il gruppo lo tortura, lo stupra e lo umilia. Lo avrebbero ucciso, se non fosse riuscito a scappare. Tornato a Istanbul, denuncia il rapimento e l’aggressione subita, mostrando le lesioni causate dal gruppo estremista. Ma la Polizia, dopo aver raccolto la sua testimonianza e avviato un’indagine, non fa assolutamente nulla. Il fascicolo di Sankari rimane in un cassetto. Forse è ancora lì oggi.
Passano alcuni mesi. Il 1 agosto, Muhammed Wisam Sankari scompare di nuovo. Gli amici lo cercano ovunque, ma sembra essere sparito nel nulla. Il 6 agosto, a 500 chilometri di distanza, si ritrova un corpo. E’ decapitato, al busto sono riconoscibili le torture subite, almeno su quello che rimane. E’ stato sventrato, gli organi sono sparsi ovunque. Una sommaria autopsia confermerà poi che è stato violentato e stuprato nuovamente, prima di colpirlo con spranghe e coltelli, con una violenza tale che due lame si sono rotte all’interno del suo corpo martoriato. Il suo coinquilino ha detto che ha potuto riconoscere il corpo solo dai pantaloni che indossava il cadavere. Il volto era irriconoscibile. Altri segni erano stati cancellati dalla furia omofoba.
A 3 anni, le indagini non sono mai iniziate. Nessun arresto. Nessun giornale che ne abbia parlato, in Turchia. Nessuna giustizia per Muhammed Wisam Sankari.
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Un Paese islamico, uno come tutti gli altri, poi si vuol parlare ancora di "Cultura dell'integrazione", e di far entrare la Turchia in Europa. Deliri