In questo 2018 letteralmente resuscitato, con due Slam vinti e un primato ATP clamorosamente riconquistato, Novak Djokovic è tornato ad essere quel campione indiscusso che negli ultimi 10 anni anni ha diviso il trono del tennis mondiale con Rafael Nadal e Roger Federer.
Intervistato da OutSports, Djokovic, 14 Slam vinti in carriera, 226 settimane primo in classifica, 5 ATP World Tour Finals, 32 tornei Masters 1000, il bronzo bronzo ai Giochi olimpici di Pechino 2008 e una Coppa Davis con la Serbia, ha affrontato il tema dell’omosessualità nel tennis professionistico, ad oggi puro e semplice tabù. Se tra le donne la maschera è spesso caduta, tra gli uomini non esistono tennisti dichiaratamente omosessuali. Una mancanza che Novak si augura possa prima o poi essere colmata. Un’eventuale ‘mossa coraggiosa’, secondo il serbo, che a lui non darebbe assolutamente fastidio.
“Non avrei nulla contro il coming out, assolutamente”. “Tutti hanno ragione nell’avere l’orientamento sessuale che desiderano, ogni tipo di direzione nella vita che desiderano. Io lo rispetto. Non vedrei nessuno con occhi differenti, se facesse coming out. In realtà la vedo come una mossa davvero coraggiosa, viviamo in una società dove in alcuni Paesi del mondo non sono ancora pronti ad accettarlo.”
Sembra incredibile, ma nella storia dell’ATP nessun tennista in attività ha mai fatto coming out. Nel 2008 ha gettato la maschera l’ex numero 373 del Paraguay Francisco Rodriguez, mentre lo scorso anno l’ha seguito l’americano ex numero 64 Brian Vahaly. L’americano Jan-Michael Gambill, arrivato fino alla posizione 14 nel 2001, non ne ha invece mai parlato pubblicamente, passando direttamente alla diffusione social delle foto con l’amato compagno.
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Felice della sua apertura, ma l'omosessualità non è una scelta.