Omofobia sul luogo di lavoro: la storia di Marco Crudo. L’intervista

E' capotreno in Lombardia, apertamente gay. I colleghi lo deridono, ma lui tira avanti.

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Marco Crudo ha 32 anni, è apertamente omosessuale e di lavoro è capotreno sui convogli regionali lombardi: un lavoro da “macho”, in un ambiente che lui stesso definisce da “caserma”, che cerca giustamente di conciliare al meglio con la sua omosessualità di cui non ha mai fatto mistero. Del resto, Marco lo conosciamo perché aderì alla campagna #ugualidiritti con questa bella foto (a destra) e poi perchè, nell’agosto scorso, pubblicò una divertente parodia di “Senza fare sul serio”, provando in modo ironico a dare una sveglia alla comunità lgbt italiana per la conquista dei pieni diritti. Nei giorni scorsi, Marco però ha ricevuto una brutta sorpresa che ha subito pubblicato sul suo profilo Facebook. Sui bagni della “sala di sosta” del deposito ferroviario nel quale lavora, accessibile solo al personale, infatti, Marco ha trovato una “simpaticissima” scritta di “benvenuto”: “Crudo, hai sbagliato cesso”. Gay.it lo ha intervistato.

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Marco, noi ti abbiamo conosciuto perché ad agosto pubblicammo un tuo video divertente che conteneva una parodia di “Senza fare sul serio” sul mondo lgbt italiano, sulla necessità di darsi una sveglia per ottenere diritti. Cosa ti spinse a realizzare quel video?

Mi sono da sempre dato da fare per cercare di portare un mio contributo di rinnovamento e accettazione in questo paese. Nel mio piccolo ho fatto il volontario per qualche anno al telefono amico gay per Arcigay Milano, ho partecipato a molti banchetti informativi, manifestazioni. Mi sono sempre sentito parte del “movimento” per i diritti. Ho sempre pensato però che l’ironia fosse l’arma vincente per sensibilizzare le persone all’argomento, ho iniziato con i cartelloni su Heather Parisi al Pride e ho continuato con le parodie, divertendomi, cercando di colpire col mio messaggio.

Che lavoro fai?

Sono un capotreno per il trasporto regionale in Lombardia.

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Il tuo video era un esplicito coming out. Come l’hanno presa in famiglia?

Un esplicito coming out? Certo, a 32 anni mi sento decisamente risolto da quel punto di vista. E non temo il giudizio altrui. In famiglia lo hanno saputo dieci anni fa. La mia famiglia di provenienza è molto cattolica ed è emigrata al nord da un paesino della Puglia negli anni ’80. Non è stato semplice all’inizio. Ma mi posso ritenere fortunato. Papà, che non c’è più, mi disse poco prima di andarsene che sarebbe stato ingiusto se non mi avessero permesso di avere figli. Mamma invece, che è sempre stata un po apprensiva, tutt’ora si preoccupa della mia incolumità ogni volta che mi metto in prima linea per qualcosa, ma è assolutamente tranquilla e spesso diventa la mia confidente dei problemi di cuore.

Ed invece sul luogo di lavoro come è andata, dopo il tuo video?

Dove lavoro il discorso è diverso. Nella sede di Milano Porta Garibaldi siamo circa in 300, un ambiente perlopiù maschile e con un clima da caserma, retaggio di una ferrovia degli anni che furono, maschilista e misogina. Praticamente OGNI GIORNO mi trovo a controbattere a commenti razzisti, omofobi e misogini. L’omofobia è strisciante e a volte si palesa senza controllo. Mi sono trovato ad azzittire un collega che leggendo il giornale disse: “sto frocio” guardando una foto di Mika, mi sono trovato a far notare che una battuta sui “ricchioni” non mi fa ridere, insomma ne potrei elencare un sacco di aneddoti. Il coming out in un clima del genere non è semplice, ma per me, per la mia vita, è l’unica via possibile. Non riesco a vivere diversamente, non so nascondermi, non amo le mezze misure e i non detti, non mi vergogno di quello che sono. Dopo la foto per l’iniziativa di #ugualidiritti e soprattutto dopo Scheccare e le altre mie parodie sono iniziati i giochetti idioti. Messaggi privati su FB, mail anonime e adesso questa scritta sui bagni. Uno dei miei amici mi ha scritto che dovrei andarne fiero, perché evidentemente il mio messaggio ha colpito qualcuno, e solo i messaggi che colpiscono hanno un senso, ed io credo che abbia ragione. Se qualcuno ha dei problemi se li risolva, io andrò avanti per la mia strada, ma non ve le faccio passare lisce però!

Evidentemente qualcuno ci sta prendendo gusto.Prima i messaggi su FB, ora mi segnalano questa scritta in un bagno della…

Posted by Marco Crudo on Mercoledì 16 dicembre 2015

Omofobia sul luogo di lavoro: la storia di Marco Crudo. L'intervista - marco crudo 5 - Gay.it

Hai intenzione di sporgere querela o attivare una qualche procedura interna alla tua azienda per punire i colpevoli del gesto?

Sto valutando l’azione migliore e più efficace da mettere in atto, di sicuro inizierò parlando coi miei superiori, poi vedrò in che altro modo agire.

La tua vicenda ci racconta di un paese dove i nostri temi hanno ancora difficoltà a “passare”. Rifaresti tutto da capo, video compreso, alla luce di ciò che ti è successo?

Rifarei tutto dall’inizio, foto, video e tutto il resto. Anzi, questo evento mi spinge a continuare ancora di più, probabilmente ne farò una parodia. Si dice che una risata li seppellirà giusto?

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Consiglieresti comunque il coming out sul luogo di lavoro ai lettori di Gay.it?

Consiglierei a tutti e in ogni dove il coming out. Può essere difficile, a volte doloroso, bisogna essere forti e sicuri di se, ma dopo, la sensazione di libertà è impagabile. Inizia la vita vera dopo il coming out. E aggiungo che sono convinto che il coming out abbia un grande valore anche sociale e politico. È un gesto di fierezza che porta, come in una catena, ad altri gesti di fierezza. Anche così si cambia questo paese. Ne avevo fatto anche un video per la giornata mondiale del coming out l’11 ottobre 🙂

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