PARIGI. "Non bisogna chiedersi se Parigi possa o meno avere un sindaco omosessuale ma se il progetto di questo candidato sia quello giusto per la capitale". Eccolo Bertrand Delanoë, gay dichiarato, candidato a sindaco del partito socialista, 50 anni, di cui 27 passati a Parigi e 20 dietro i banchi del consiglio comunale. I sondaggi dicono che sarà lui il prossimo sindaco di Parigi. Sono già suoi i sei arrondissement tradizionalmente a sinistra, più altri sei che erano della destra, e fanno 12 su un totale di 20. Quattro i distretti indecisi. La destra per il momento ne ha dunque solo quattro sicuri.
Fra 40 giorni i cittadini della Ville Lumière faranno una nuova rivoluzione. Con la vittoria di Delanoë, modi educati e forti passioni politiche, la capitale francese diventerà la prima grande città europea ad avere un sindaco gay, o meglio "gay dichiarato" (chissà quante altre capitali politiche o economiche hanno già ora un sindaco gay), e consegnerà, per la prima volta nella storia, le chiavi dell’Hotel de Ville, il municipio, nelle mani della sinistra.
Ma attenzione Bertrand Delanoë ha cinquant’anni ma ne dimostra di meno. È un gay della generazione del futuro. Uno che certo lotta per i diritti della sua comunità ma che naturalmente si prende cura anche, soprattutto, dei diritti di tutti. Rifiuta il ghetto se questo non apporta qualcosa alla società e a chi vi si barrica dentro.
Dichiara di essere gay ma non ne fa il centro della sua statura politica. Dice insomma: "Il mio desiderio più grande, da quando ho fatto sapere di essere gay, è che la gente se ne freghi". Lo dice e lo ribadisce anche in questi giorni, dalle colonne del mensile gay Tetû spiegando la vicenda del suo coming-out fatto in Tv durante il dibattito sul Pacs, il patto civile di solidarietà (le unioni civili alla francese), nel 1998. Il programma, della tv privata M6, si chiama "Zone Interdite": "Non è stato un coming-out" si difende oggi "Desidero solo che tutti possano vivere secondo la loro natura, liberamente, senza essere disturbati da nessuno. Nel momento del dibattito sul Pacs troppa gente pensava che essere gay fosse un punto a sfavore nella vita. Per quello sono intervenuto. Facendo presente però il mio desiderio più grande e cioè che tutti se ne freghino. Ora sta succedendo questo. Tutti sanno che sono gay e tutti se ne fregano".
Tutti o quasi. All’inizio della campagna elettorale qualcuno dei suoi oppositori di destra ha evocato in Tv la sua omosessualità. Delanoë ha reagito con fair play: "Sì, sono stati attacchi mediocri. Chi li ha fatti sottovaluta i parigini. Che invece non solo sono intelligenti ma hanno anche molto cuore".
Attacchi di una destra allo sbando. Che si presenta agli elettori divida in due: da un lato la lista del sindaco uscente Jean Tiberi e dall’altro quella dell’ex ministro ed ex capo del partito di Chirac, Philippe Seguin. Una destra che nelle liste di Seguin nel quartiere gay ha tentato di presentare un gay (Jean-Luc Romero) ma che si è presto fatta inviare a quel paese: "Non intendo essere il finocchio di servizio" ha dichiarato Romero sbattendo la porta. Fossero questi i problemi: Questa destra si trova ogni giorno a dover rispondere a nuove accuse di corruzione finanziaria, falsi impieghi, falsi elettori, videocassette di morti che parlano troppo. Tutte vicende che hanno rinforzato il partito socialista e il suo candidato sindaco Bertrand Delanoë che invece per la sua campagna municipale ha scelto lo slogan: "Pour un changement d’ère" che nella pronuncia in francese significa sia "Per un cambiamento di era" che "Per un cambiamento d’aria". Aprite le finestre. Cambiamo era.
di Giacomo Leso
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