Da venerdì scorso le persecuzioni gay da parte delle autorità cecene sono ricominciate. Ragazzi omosessuali sono stati arrestati senza una motivazione, portati in un luogo segreto e interrogati e torturati. E in alcuni casi (due al momento), non hanno più fatto ritorno a casa. Dalla ripresa delle persecuzioni, le associazioni hanno avvertito la comunità LGBT di fuggire dalla Cecenia, prima che sia troppo tardi. Nel frattempo, le autorità negano tutto: non ci sono mai state persecuzioni, né oggi né due anni fa.
Ma le testimonianze di coloro che sono stati vittime degli interrogatori sono molte, e tutte raccontano la stessa versione. Cellulare requisito, torture per firmare un foglio bianco dove potranno poi scrivere la versione migliore per loro, le minacce per far confessare il nome di altre persone omosessuali. Per di più, se rilasciati, la vergogna della famiglia, che li costringono ad andarsene dal Paese.
Di fronte a torture e persecuzioni gay, il silenzio della politica
Da parte della politica italiana, come due anni fa, il silenzio sulla questione sembra quasi irreale. Solo un deputato del Partito Democratico, Alessandro Zan, ha voluto dire qualcosa a riguardo. Di fronte all’indifferenza dei colleghi, il deputato Zan ha depositato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale Enzo Moavero Milanesi. L’interrogazione è stata co-firmata dalle deputate dem Francesca La Marca, Enza Bruno Bossio, Martina Nardi, Angela Schirò, Antonella Incerti e Stefania Pezzopane.
Martedì 15 gennaio ha poi pubblicato un post sulla sua pagina Facebook, in cui denunciava le persecuzioni gay, riprendendo un articolo dell’Ansa e accusando la Russia di ignorare il problema.
Le persecuzioni in Cecenia contro donne e uomini LGBT continuano. Le associazioni locali parlano di almeno due persone assassinate, dopo essere state torturate. Il nostro Paese e l’Unione Europea non possono stare a guardare. In queste ore chiederò al Ministro degli Esteri di intervenire sulla questione: non possono essere tollerate violazioni dei diritti umani così gravi, soprattutto in un Paese come la Russia, che ha sottoscritto la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Difatti, la Federazione Russa non ha mai detto una sola parola riguardo la vicina Cecenia, se non per bocca del ministro della Giustizia Aleksandr Konovalov, che davanti al Consiglio Onu per i diritti umani, ha negato le persecuzioni affermando addirittura che non sono riusciti a trovare omosessuale in Cecenia. Intanto, il leader del Paese, Ramzan Kadyrov, continua indisturbato il suo omocausto.
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