E’ quasi una sicurezza, quella di Pete Buttigieg. Pensa di poter battere Donald Trump. Manca ancora un anno alle presidenziali, ma Buttigieg ci crede: potrebbe diventare il primo presidente gay degli Stati Uniti d’America. Ma non punta tutto sulla sua omosessualità, ma sull’esperienza che conferma la sua abilità, come ha mostrato nella città di South Bend, in Indiana, della quale è il sindaco dal 2012.
In vista delle ormai vicinissime primarie dei Democratici, che inizieranno il 3 febbraio 2020, Pete Buttigieg è il candidato più discusso, e in testa in alcuni Stati USA. Ne è un esempio l’Iowa, dove si trova in questi giorni per la sua campagna elettorale. Un Paese che lo vede in testa nei sondaggi, con il 24% dei consensi. A 6 punti (e a centinaia di voti) di distanza, si posiziona invece Bernie Sanders, al 18%. Se l’Iowa non può rispecchiare completamente le intenzione di tuti gli americani, il suo punteggio è un chiaro segnale.
I valori e le idee di Pete Buttigieg
Il candidato omosessuale delle primarie democratiche in USA nei suoi comizi parla dei suoi valori. Di quelli che vuole trasmettere agli elettori. Sono il patriottismo, ma non il nazionalismo di Trump, bensì “il rispetto e la cura di un territori che non fa differenza tra genere, razza, reddito, orientamento sessuale“. Parole d’ordine e altri valori? L’inclusione. E il senso di appartenenza. E l’uguaglianza. Su questo si basa Pete Buttgieg, che con il suo programma moderato chiama a sé non solo i democratici, ma anche i “futuri ex repubblicani” (sue testuali parole) e i delusi dall’attuale presidente Trump.
Il politico sa di cosa parla quando cita il termine inclusione. La scelta di ricadere su questa parola è venuta dalla sua esperienza personale. Ha messo insieme la sua fede religiosa alla sua omosessualità, sposandosi lo scorso anno con il suo compagno. Questa esperienza, spiega nella sua intervista al Corriere firmata Giuseppe Sarcina, l’ha trasformata diventando “il paradigma di una società inclusiva“. Inclusività a 360 gradi, senza distinzioni. Durissimo l’attacco nei confronti del tycoon, attuale inquilino della Casa Bianca.
Questo presidente ha sistematicamente rovinato i rapporti con i nostri alleati. Mi risulta difficile indicare un solo errore o anche dieci. Probabilmente il peggiore di tutti, quello più carico di gravi conseguenze è stato il recente tradimento dei curdi, nostri partner in Siria. Dall’altra parte anch’io sono convinto che la Cina rappresenti una sfida molto seria. Ma non sono per niente d’accordo con la strategia seguita dal presidente. Gli Stati Uniti devono sollevare con grande determinazione il tema dei diritti umani con i cinesi. Non possiamo tacere su quello che sta accadendo a Hong Kong o alla minoranza musulmana (gli Uiguri, ndr) chiusa nei campi di concentramento. Dovremmo portare questi problemi al tavolo delle trattative sul commercio.
Nella sua intervista al Corriere poi, ne ha anche per l’Italia riguardo la dichiarazioni di Romano Prodi, secondo il quale la sinistra avrebbe perso perché ha pensato più ai gay che agli operai.
Beh, messa così sembra che i gay non lavorino. Guardi, questo deve essere il momento della solidarietà tra tutte le persone o le comunità che stanno soffrendo forme diverse di esclusione. Queste persone e queste comunità non hanno interessi contrastanti, ma sovrapponibili: tutti vogliono costruire un futuro di prosperità, di dignità e di eguaglianza. È il tema urgente di oggi che tocca l’America, ma credo anche l’Europa e il resto del mondo.
Un sogno? Certo, il sogno di Pete Buttigieg. Che potrebbe anche diventare realtà.
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