ROMA – Si preannuncia un anno ricco di impegni per Vladimir Luxuria, al secolo Guadagno, la deputata di Rifondazione Comunista prima persona transessuale a essere eletta in un paese europeo e seconda nel mondo dopo la neozelandese Georgina Beyer.
In ambito nazionale si tratterà di seguire quello che avverrà in riguardo al progetto di legge sui diritti delle coppie di fatto, ma Vladimir non è tra quelli che si accontentano di curare l’orticello di casa e guarda anche fuori dai confini nazionali. Al momento è in Sud Africa, in visita ai luoghi simbolo della lotta contro l’apartheid razziale e sessuale. «Uno stato – dice Vladimir nel suo sito – che, con le dure sofferenze dalla rivolta di Soweto alla prigionia di Nelson Mandela, avendo conosciuto cosa significa essere discriminati per una condizione naturale (il colore della pelle), è oggi l’unico stato africano che ha esteso il matrimonio anche agli omosessuali.»
Poi in una intervista al giornale israeliano Haaretz, ripresa dal Corriere della Sera, rilancia l’idea già enunciata durante il periodo preelettorale di volersi impegnare nella rappresentanza della realtà gay e trans in quei paesi del mondo, prevalentemente di religione musulmana, dove le minoranze sessuali ancora oggi possono venire perseguite per legge con punizioni che possono arrivare anche alla condanna a morte. «Mi piacerebbe diventare una sorta di diplomatico italiano nel mondo islamico. – dice Luxuria – Cosa succederà quando chiederò un incontro con i ministri della Cultura dei Paesi arabi? Sarà interessante sapere chi accetterà di incontrarmi e chi no». L’impegno è partito dalla Turchia («Non perché ci è andato il Papa — spiega – ma perché entrerà in Europa e in Europa certe discriminazioni non possono essere accettate») ma già pensa a prossime tappe, chiedendo di poter incontrare i ministri della cultura («Sono quelli più aperti sul tema») di nazioni come Egitto, Tunisia e Libano, paesi nei quali l’omosessualità è appena tollerata.
L’onorevole di RC è consapevole delle oggettive difficoltà di un tale progetto: ««Non vado mica in Mauritania a chiedere il riconoscimento delle coppie gay, ci sono già tanti problemi da noi. Non vado mica in Arabia Saudita a proporre un gay pride, ci sono stati già tanti problemi in Israele. Imporre a loro il nostro modello sarebbe colonialismo gay. L’importante è che gli omosessuali di questi Paesi abbiano un minimo di sicurezza e libertà. Poi saranno loro a decidere come combattere». Un progetto culturale che non possiamo che applaudire, visto che viviamo in un mondo nel quale accettarci da pari con le proprie diversità appare sempre più difficile. (Roberto Taddeucci)
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