Sono stati resi pubblici i dati di un’inchiesta durata 4 anni della Royal Commision, che mette in luce un dato inquietante: in Australia oltre 4mila minori, dal 1950 al 2015, hanno subito abusi da parte di preti.
“Straziante”, questo l’aggettivo dell’Arcivescovo di Sidney, Monsignor Anthony Fisher, usato per commentare il sorprendente e terribile dato: il 7% dei preti australiani è composto da pedofili o abusatori seriali.
In alcune diocesi del Paese il dato tocca addirittura il 40%: si parla di bambini e bambine di 10-11 anni, violentati una volta o ripetutamente da sacerdoti, religiosi, laici, insegnanti o educatori. Alcuni di loro hanno impiegato fino a 33 anni prima di sporgere denuncia, mentre altri non ce l’hanno fatta e si sono tolti la vita. La diocesi di Ballarat, ad esempio, ha battuto il record con 47 suicidi in meno di dieci anni.
Grazie all’indagine sono stati identificati 1.900 colpevoli: 384 preti cattolici diocesani, 188 sacerdoti religiosi, 597 frati e, inaspettatamente, anche 96 suore. A questi si aggiungono 543 laici impegnati in strutture ecclesiastiche e altri 72 il cui status religioso è sconosciuto.
Le parole dell’avvocato Gail Furness, legale della Commissione, mettono in luce una gestione a dir poco opaca del fenomeno, a cui si cerca ora di porre rimedio: “Le denunce erano sistematicamente ignorate e i bambini puniti. Le accuse non sono state indagate. I preti e i frati sono stati trasferiti. Le parrocchie e le comunità dove sono stati mandati non sapevano nulla del loro passato. I documenti non erano conservati o venivano addirittura distrutti. Ha prevalso il silenzio e la volontà di coprire i fatti. E molti bambini hanno sofferto e continuano a soffrire da adulti dalle loro esperienze”.
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