Rapiscono il nipote gay di diciotto anni per costringerlo a sposare una donna. È successo in Germania a Nasser El-Ahmad, rapito nel 2012 dal padre e dallo zio e ritrovato, secondo quanto riporta l’agenzia Agi, in un’auto al confine tra la Romania e la Bulgaria dopo due giorni di ricerche. Qualche giorno fa, padre e zio sono stati condannati ad una multa di mille euro. A denunciare i rapitori è stato lo stesso Nasser che ha raccontato agli inquirenti di essere stato prelevato con la forza e portato via dalla Germania per sposare, sotto costrizione, con una coetanea libanese, cioè dello stesso paese d’origine del giovane.
Non solo rapito. Nasser ha raccontato di essere stato torturato dai suoi parenti e di essere stato minacciato, di essere sgozzato da parte del padre e bruciato da parte dello zio, se non avesse eseguito l’ordine di rinunciare al proprio orientamento sessuale sposando una donna.
La sua storia colpì molto, specialmente per il fatto che tutto si era svolto all’interno della comunità islamica in Germania, accendendo il dibattito sull’integrazione. Una comunità che però, secondo i dati di un recente studio, per la maggior parte ha aderito ai valori del Paese in cui vive e di cui si sente parte, nonostante il sentimento anti islamico di buona parte dei tedeschi.
Un processo velocissimo, quello che hanno subito i rapitori di Nasser: un’udienza di pochi minuti alla fine della quale è arrivata la condanna per il rapimento. Sguardo fiero e sicuro, polsino rainbow e adesivo “Stop Homophobia” attaccato alla camicia, Nasser ha affrontato l’udienza raccontando tutto l’accaduto. “Sapevo che potevo farcela, che ne avevo la forza – ha dichiarato il ragazzo ai giornalisti presenti in tribunale -. E alla fine il caso è approdato in tribunale. Ne sono felice. Non sono un tipo che si nasconde, e non voglio annullare la mia sessualità”.
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