Una mozione contro “il gender nelle scuole”. L’autore, questa volta, è il consigliere della regione Veneto Antonio Guadagnini (Indipendenza Noi Veneto). La notizia arriva dal gruppo Facebook “No all’ideologia gender nelle scuole venete” su cui sono comparse le immagini con il testo della mozione ed è confermata dal sito del Consiglio Regionale del Veneto.
Appellandosi all’ormai noto refrain della “famiglia naturale” composta da uomo e donna e “destinata a trasmettere la vita”, il consigliere paventa il rischio che la “promozione della “teoria del gender” potrebbe essere attuata mediante progetti chiamati educativi” e che, a detta di Guadagnigni, mirerebbero ad annientare la differenza biologica tra maschi e femmine. Non manca, infine, la citazione dei famosissimi libri per bambini che, appunto, promuovono modelli di famiglia giudicati minacciosi per quella “tradizionale”, ovvero le famiglie omogenitoriali.
“È nostro impegno – si legge nella mozione – tutelare società, famiglie e bambini, preso atto dell’esistenza della cosiddetta ‘teoria del gender’, secondo cui “le differenze biologiche fra maschio e femmina hanno poca importanza, perché ciò che conta sarebbe il proprio “genere”, ossia la percezione che una persona avrebbe di sé. La ‘teoria del gender’ vuole, – precisa Guadagnini – che tutti noi, compresi i bambini, non diciamo più ‘io
sono maschio’ o ‘io sono femmina’, ma ‘io sono come mi sento’. Tali teorie non sono solamente contrarie al diritto naturale (tutelato dalla Carta fondamentale secondo le intenzioni esplicite dei Padri costituenti), ma sono anche anti-scientifiche. La promozione della ‘teoria del gender’ nelle scuole – continua – potrebbe essere attuata mediante progetti chiamati educativi, che vorrebbero promuovere codeste pretese per renderle invece ‘norma’. Questo tipo di insegnamento oggettivamente confonde e ferisce la crescita e l’innocenza dei bambini”.
In base a questi presupposti, la mozione impegna la giunta regionale a impedire che “venga introdotta la teoria gender” nelle scuole di ogni ordine e grado e a insegnare ai ragazzi, in sintesi, che l’unica famiglia possibile è quella composta da un padre, una madre e i figli, oltre che a coinvolgere le famiglie degli studenti nei programmi di educazione sessuale e all’affettività.
Il copione, insomma, è quello già visto molte altre volte, basato sull’ormai nota bufala della “teoria gender”.
“A prima vista si direbbe che un ritorno a scuola forzato sia necessario per chi si è preso la briga di stendere un testo come quello, farcito di inesattezze e falsi miti – dichiara a Gay.it Mattia Stella, presidente di Arcigay Vicenza -. La scuola italiana, coi suoi pregi e difetti, garantisce un insegnamento laico, plurale e fondato non su teorie, ma sul sapere scientifico”. “Ci preoccupiamo poi delle fantomatiche lezioni di gender – continua Stella -, ma non ci curiamo ad esempio di cosa internet propini ai giovani. I nostri figli non sono in pericolo, semmai la nostra capacità di cogliere informazioni reali viene messa in discussione”. “Forse dovremmo cambiare quel famoso slogan da ‘difendiamo i nostri figli’ a ‘difendiamo i genitori dalla disinformazione e dai falsi profeti'” conclude Stella.
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