LONDRA – Spaccatura all’interno del Consiglio dei Ministri del governo guidato da Tony Blair sui continui ritardi che sta subendo il progetto di legge sull’Uguaglianza tra i cittadini (Equality Act), che tutelerebbe anche meglio le persone omosessuali da discriminazioni. Nell’occhio del ciclone ancora una volta Ruth Kelly, la ministra facente parte dell’Opus Dei e che dal maggio scorso è Segretario di Stato per le comunità e i governi locali, nonché Ministro per le donne e l’uguaglianza. La normativa allo studio ha lo scopo di rendere illegali discriminazioni in termini di fornitura di servizi e beni alla comunità GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e transgender) e sul lavoro. La nuova legge era prevista per questo mese ma adesso tutto è rimandato all’aprile del prossimo anno e c’è chi teme che proteste e pressioni da parte di gruppi cristiani possano essere alla base del ritardo. Secondo il quotidiano The Observer il Primo Ministro britannico e la ministra competente in materia avrebbero in mente modifiche per far sì che fossero introdotte eccezioni per avere categorie “esentate” dagli obblighi previsti nella legge. Il mese scorso la Christian Peoples’ Alliance (l’Alleanza delle Persone Cristiane) aveva chiesto al governo di inserire una “clausola di coscienza”, spiegando che le nuove norme potrebbero spingere dei cristiani devoti a infrangere le norme in materia di fornitura di servizi (affitto di camere e aule per convegni in alberghi e strutture ricettive, procedure da parte di agenzie che si occupano di adozioni, comportamenti di scuole cattoliche, eccetera) a coloro che conducono una vita che è contraria ai loro principi religiosi. In una lettera aperta pubblicata sul Daily Telegraph la scorsa settimana la Christian Lawyers’ Fellowship (Compagnia dei consulenti legali cristiani) ha affermato che “l’attuale proposta di legge infrangerebbe i diritti di Cristiani e Ebrei di agire in osservanza dell’insegnamento della loro dottrina.”
Dal momento che gli aderenti all’ Opus Dei sono chiamati “a rendere presente il Vangelo in tutte le attività” e a diffondere ovunque una viva consapevolezza all’apostolato “in particolar modo nell’esercizio del lavoro professionale” la loro presenza in ambito politico pone degli interrogativi in chi ha in mente uno Stato democratico laico nel quale religione e politica siano ben distinte e separate. La prospettiva di avallare comportamenti discriminatori quando fondati su credo religioso ha fatto infuriare il Segretario all’educazione Alan Johnson che poche settimane fa ha scritto a Kelly per dirle che su certe questioni i pari diritti non dovrebbero mai venire annacquati. I Liberal-Democratici chiedono adesso apertamente le dimissioni della ministra targata Opus Dei e la loro portavoce sui temi dell’uguaglianza, Lorely Burt, ha dichiarato che «abbiamo sempre temuto che le credenze personali di Ruth Kelly non la rendessero la persona più adatta di occuparsi dei diritti dei gay. Sfortunatamente queste paure sono diventate realtà, per cui dovrebbe dimettersi.» È pienamente d’accordo anche George Broadhead, segretario della GALHA, l’associazione di gay e lesbiche umanisti, che ha detto che da quanto la signora Kelly è stata eletta «c’è sempre stato il sospetto che non si sarebbe comportata in modo equo in riguardo alle persone GLBT» per via del conflitto tra la sua appartenenza all’Opus Dei e le sue responsabilità per promuovere l’uguaglianza di tutte le persone. «Questi ultimi eventi indicano che la sua fedeltà all’Opus Dei è ormai prioritaria», ha concluso Broadhead. Dal Dipartimento delle comunità e dei governi locali (DCLG) gettano acqua sul fuoco, dicendo di essere impegnati sul progetto e che il ritardo è dovuto solo al grande numero di consultazioni richiesto (oltre tremila) su questo un tema che hanno definito “complesso”.
(Roberto Taddeucci)
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