RILANCIAMO I DIRITTI DI TUTTI

Elezioni politiche 2006. Intervista a Katia Bellillo dei Comunisti Italiani. "Siamo per il matrimonio gay, difendiamo la laicità dello Stato contro la politica liberista selvaggia".

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ROMA – Aprile si avvicina e con esso le elezioni politiche. Gay.it si propone di intervistare candidati ed esponenti dei partiti di entrambi gli schieramenti per offrire alla comunità LGBT italiana il punto di vista di coloro che si candidano a governare l’Italia, e che dunque che avranno la responsabilità di prendere decisioni e di varare leggi che avranno effetti diretti sulla nostra vita. Partiamo dall’ex Ministro per le Pari Opportunità Katia Bellillo, dei Comunisti Italiani, che si è resa immediatamente disponibile a parlare con noi.
On. Bellillo, andiamo subito al sodo: perché una persona gay, lesbica o transessuale italiana dovrebbe votare per il suo partito?

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I Comunisti Italiani ai tavoli della trattativa per la stesura del programma di governo hanno fatto una campagna molto forte per far passare un principio fondamentale: l’uguaglianza dei diritti. Bisogna tornare ai principi fondanti della Carta Costituzionale e rimettere al centro finalmente la dignità delle persone, che devono innanzitutto avere garantito quello che è un po’ la madre di tutti i diritti ovvero il diritto ad avere un lavoro stabile ed un salario che permetta di arrivare alla fine del mese. Questo è un diritto fondamentale, al di là di cosa i cittadini abbiano sotto i loro vestiti. Tutti devono essere liberi, questo è il principio che ci ha ispirato. Dentro questa coalizione, il cui obiettivo fondamentale è ovviamente quello di mandare a casa Berlusconi che col suo governo di destra tanti danni ha fatto al Paese, abbiamo cercato – vista anche la legge elettorale approvata in quattro e quatt’otto da questa maggioranza – di fare la politica delle alleanze e mettere insieme le forze più vicine per raggiungere questo obiettivo fondamentale. Potevamo fare a meno di avere questi cinque anni di governo di destra se tutto il centro sinistra si fosse confrontato di più. Il centrosinistra non è uguale al centrodestra, quest’ultimo è eversivo, antidemocratico e pericoloso. Oggi la politica delle alleanze è fondamentale. Certo bisogna fare i conti con i numeri. Abbiamo sottoscritto questo programma perché questa è la priorità politica. Ma abbiamo i nostri obiettivi e sono anni che ci battiamo perché si proceda in questo paese finalmente nella direzione di garantire a tutti pari diritti, però dobbiamo fare i conti con la realtà. Questo è un programma che sottoscriviamo in linea di principi generali. Nel programma del centrodestra non ci sarà neanche questo. Si tratta ora di lavorare per far capire a tutti che si tratta di una base minima dalla quale partire.
Il tema del riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso è oggetto di molte discussioni. In ambito politico c’è chi sostiene la necessità di legiferare in materia perché la questione attiene ai diritti civili delle persone, mentre chi si oppone tira spesso in ballo l’articolo 29 della Costituzione Italiana. Il vostro partito cosa ritiene che si dovrebbe fare?
Noi crediamo che si debba consentire alle persone con diverso orientamento sessuale di poter accedere al matrimonio, ovviamente non quello religioso. Bisogna far sì che tutti abbiano gli stessi diritti, questa è la nostra battaglia. Sosteniamo che ci sia la possibilità di vedere riconosciuta la propria coppia di fatto. Nell’ambito delle relazioni ognuno deve poter essere libero di decidere come viverle e lo Stato deve semplicemente garantire degli strumenti che saranno i cittadini a scegliere, decidendo quale attivare. L’articolo 29 della Costituzione bisogna leggerlo bene: dice semplicemente (e questo lo si capisce anche se si va a rileggere il dibattito all’interno della costituente) che la famiglia è considerata una società preesistente allo Stato, quindi l’istituto del matrimonio è semmai uno strumento per rafforzare questa società che esiste da prima dello Stato e che quest’ultimo vuole tutelare. Ma non c’è scritto da nessuna parte che il matrimonio e le famiglie devono essere composte da persone di sesso diverso. Ricordiamo che stiamo parlando di un testo redatto cinquant’anni fa, quando le donne stesse non avevano nessun riconoscimento dal punto di vista del diritto ed erano viste quasi come oggetti. Da allora fortunatamente le cose sono cambiate, sono cambiate le sensibilità, c’è stata una grande liberazione sui temi relativi alla sessualità. Oggi gli omosessuali e i trans sono visibili, se non altro dal punto di vista del costume. L’omosessualità non è più considerata un’infamia. Secondo noi ci sono nella Costituzione tutte le possibilità per poter farla aderire alle nuove esigenze di civiltà che già esistono nella società italiana.
Cosa ne pensa del modo in cui è stata recepita dall’Italia la Direttiva Europea 78/2000 sulla non discriminazione basata sull’orientamento sessuale sul posto di lavoro?
Quella direttiva europea non è stata assolutamente applicata, anzi vediamo che sta crescendo un’omofobia pericolosa e inaccettabile per Stati che vogliono essere considerati Paesi civili.
Secondo lei perché da noi si stanno facendo pochi progressi sul tema dei diritti civili?
In questi ultimi anni è venuta meno in Italia una cultura dei diritti che, nel bene o nel male, ha sostenuto le politiche della seconda metà del novecento. La vittoria del liberismo e quindi della libertà del mercato di dettare le regole anche delle convivenze, delle relazioni e della vita delle persone, ha prodotto una devastazione sul piano della solidarietà e della crescita civile. Il mercato vuole la libertà selvaggia, il che può anche tradursi nella cancellazione dei diritti delle persone e garanzia dei privilegi dei pochi, che diventano sempre più ricchi e sempre più arroganti. Questa è la base “culturale” nella quale oggi ci ritroviamo. Non ci sono più le regole, che vengono man mano smantellate. Si veda la Carta Costituzionale italiana, completamente svuotata. Non c’è più al centro della politica l’interesse della libertà di tutti e della dignità d’ognuno e sta venendo meno l’autonomia dei singoli data dalla possibilità di vivere dignitosamente, di avere un lavoro stabile e un salario sicuro. Quando viene meno tutto questo vengono meno anche le salvaguardie dei diritti individuali e civili, ecco perché noi vogliamo tenerli legati. È la differenza di base tra noi e la Rosa nel Pugno, che pure sta portando avanti una battaglia per la laicità dello Stato e per i diritti civili. La differenza è che loro coniugano tali diritti con il liberismo e la libertà assoluta del mercato, mentre secondo noi la laicità è tale soltanto quando viene coniugata con l’uguaglianza dei diritti, a partire dalla garanzia del lavoro per tutti.
Che giudizio dà del lavoro svolto in questa legislatura da quel Ministero delle Pari Opportunità di cui lei è stata in precedenza a capo?
Il Ministero delle Pari Opportunità, per quanto sia un ministero di recente istituzione, con me si era caratterizzato molto anche con la commissione per i diritti e le libertà e col lavoro svolto con tutte le associazioni gay, lesbiche e trans. Avevamo fatto un lavoro enorme, anche per presentare un progetto di legge sulle unioni civili che era arrivato anche all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Il ministro Prestigiacomo purtroppo sotto questo profilo ha smantellato tutto.
Torniamo all’Unione, che raggruppa formazioni politiche chiaramente laiche e di sinistra e formazioni come La Margherita, espressione del mondo cattolico. Può essere un problema?
Il problema vero è la subalternità e pare essere trasversale perché non riguarda solo la Margherita ma coinvolge anche gli stessi Democratici di Sinistra. Secondo me si fa anche più di quello che la stessa Chiesa vorrebbe, dando alle posizioni della Chiesa Cattolica un’importanza ed un ruolo che, a livello della politica e delle istituzioni, non dovrebbe avere. Va bene il rispetto della libertà di religione, però bisognerebbe coniugarlo con il rispetto alla libertà dalla religione. Invece in questo paese non c’è un regime laico ma un regime concordatario col quale dobbiamo fare i conti. Lo si vede da tante cose, dalla presenza del Papa a Montecitorio al fatto che in televisione è difficile trovare trasmissione nella quale non ci sia un prelato. Per non parlare delle enormi risorse che passano dallo Stato alla Chiesa, la delega quindi da parte dello Stato, attraverso risorse pubbliche, della gestione della beneficenza. Mi sembra ci sia un appiattimento e anche un accordo formale da parte delle forze politiche più importanti, comprese quelle del centro-sinistra, con la Città del Vaticano. Questo mi sembra molto grave, perché stiamo abbandonando non solo il dettato costituzionale ma anche quel percorso che, seppur faticosamente, ci stava portando ad un regime di reale laicità.
Prodi stesso è un praticante cattolico ma con anni di esperienza lavorativa alla Commissione Europea, ambito nel quale la separazione dei poteri è netta e definita. Pensa che questo potrà aiutare?
Romano Prodi è una persona intelligente, con una cultura democratica e laica molto forte. Prodi però è anche il capo di una coalizione che è molto ampia, e da un certo punto di vista meno male che sia ampia. Prodi dovrà fare la sintesi in base ai numeri che usciranno dai risultati elettorali. Questo è talmente elementare che mi auguro che tutti gli elettori di sinistra comprendano quanto sarà importante la loro scelta. Con una legge proporzionale-maggioritaria come quella con la quale andremo a votare è veramente possibile a questo punto stare tutti uniti, ma nello stesso tempo fare in modo che si rafforzino i partiti più convintamente laici e sopratutto quei partiti come il nostro, che su questi temi ha rotto il velo dell’ipocrisia. Sono anni ormai che diciamo che sono tanti i cittadini italiani di diverso orientamento sessuale che sono discriminati e che bisogna metterli nelle condizioni di avere gli stessi diritti degli eterosessuali. Vedremo se gli elettori lo capiranno, dando a Prodi la possibilità di fare una sintesi che possa portare questo paese in avanti rispettando la libertà e i diritti di tutti.
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