Domani, sabato 8 giugno, si terrà il 25esimo Roma Pride, da celebrare in strada come non mai, vista la concomitanza con i 50 anni di Stonewall. Ma come nacque, quel primo storico Pride del 1994? A ripercorrerne la storia Acigay Roma, per bocca del presidente Francesco Angeli.
Con la memoria storica dobbiamo tornare al VI Congresso Nazionale dell’Arci Gay, che si tenne dal 30 aprile al 2 maggio del 1994 presso l’Hotel Beaurivage di Riccione. Intitolato “Visibilità Gay e Lesbica delle Libertà e dei Diritti Civili“, quel Congresso si poneva in un periodo storico di transizione, ovvero tra le elezioni del 1994 e l’avvio del primo governo Berlusconi, anno in cui la politica italiana avrebbe subito un rapido cambiamento verso il bipolarismo e l’abbandono dei vecchi partiti della Prima Repubblica.
Nella traccia di discussione precongressuale si ritrova la difficoltà nel realizzare “grosse manifestazioni pubbliche“, oltre che quello di avere personaggi famosi che avessero fatto coming out, fino ad arrivare a sottolineare come l’ultima Assemblea Nazionale “si era posta l’esigenza di organizzare un’iniziativa europea in occasione del 28 giugno con manifestazione a Roma“, proprio perché nel 1994 sarebbero ricorsi i 25 anni dai moti di Stonewall. Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli chiede a gran voce un Pride capitolino, ma Arci Gay tentenna.
Nella relazione introduttiva di Franco Grillini, ex Presidente Arcigay ora Presidente Onorario, spicca al punto 10 la questione della visibilità gay e lesbica, della cultura e dell’identità gay al centro del movimento gay. Era il tempo in cui la sigla LGBT ancora non era diffusa, ma era ben chiara l’intenzione di una “manifestazione a Roma per il 28 giugno“. E così nella relazione Grillini spiega con cura e dedizione l’importanza della manifestazione. La visibilità in un’Italia dove il 99% di gay e lesbiche non era visibile, grande debolezza del movimento. La battaglia per la visibilità e il coming out come “capacità di dirlo a chiunque in modo tale da favorire un’autentica rivoluzione“. E un “28 giugno, 25ennale del gay pride mondiale” durante il quale fare “una grande manifestazione per le vie di Roma decidendo la partecipazione fin da questo Congresso“.
Ed è qui, dopo un accordo con il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, che ne curó poi la storica organizzazione, che il 3 maggio 1994 Arcigay comunica ufficialmente che il 2 luglio, il primo sabato utile dopo il 28 giugno, a Roma ci sarebbe stato il Primo Pride italiano a valenza nazionale “in occasione del 25ennale della festa dell’orgoglio gay”.
A ricordare quella giornata anche Vanni Piccolo, tramite social, con tanto di video ricordo: “grazie al Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli“ l’emozione del Pride del 1994 torna in piazza. La voce che si sente dal palco a Campo dei Fiori è la mia voce, la voce della mia passione e del mio impegno, oggi come allora. Come Consigliere del Sindaco per i diritti civili delle persone LGBTI ho aperto gli interventi dal palco. Ma quella marea di persone emozionate e commosse che erano davanti a me erano lì grazie all’organizzazione del Circolo di Cultura Omosessuale “ Mario Mieli “ di cui ho l’orgoglio di essere tra i fondatori, che a partire dal Gay Pride del 1994 ogni anno con il proprio impegno continua a portarci in piazza con il nostro orgoglio e la nostra favolosità. Favolosità storia e impegno oggi rappresentati da una madrina che ci rappresenta tutte e che tutte amiamo: Porpora Marcasciano“.
Una festa dell’Orgoglio gay che ora si chiama Pride, e che ora è giunta alla sua 25esima edizione romana, con oltre 40 pride in tutta Italia. Quel Pride che avrebbe cambiato la storia di tante e tanti di noi. Quel Pride da vivere, difendere con le unghie (anche laccate) e con i denti, con la libertà di essere quel che siamo, senza alcun tipo di restrizione. Quel Pride che 50 anni fa cambiò la vita di milioni di persone, segnando il futuro di intere generazione. Quel Pride che domani, a Roma, vuole (ri)fare la Storia.
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