Rutelli: ecco cosa farò per gay, lesbiche e trans

Il candidato sindaco della Capitale parla del suo programma e di come i gay verranno tutelati. E poi: un centro internazionale della cultura omosessuale e un ufficio contro il mobbing sul lavoro.

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3 min. di lettura

La candidatura di Francesco Rutelli a sindaco della Capitale ha creato un dibattito nella comunità LGBT. C’è un filo conduttore che lo lega a gay e lesbiche che parte da lontano, da quando negli anni ’80 partecipò alle iniziative del "Fuori!" (il collettivo gay dei Radicali) e in pochi si ricordano che nel 1994 sfilò anche al gay pride. Ma poi, dopo che nel 2000 negò il patrocinio al World Pride di Roma del 2000, sono iniziati i contrasti. Nel governo Prodi, nel quale era vicepremier, è stato contrario alla soluzione dei PaCS ma ha sostenuto i DiCo.
In questa intervista esclusiva per Clubbing abbiamo voluto capire cosa ha messo in cantiere il candidato sindaco di Roma ora che si è spogliato delle vesti di leader della Margherita.

La comunità lgbt nazionale ha espresso alcune perplessità sulla sua candidatura a sindaco di Roma, come risponde?
Ho incontrato i responsabili dell’Arcigay di Roma con i quali abbiamo trovato una solida convergenza sui punti della piattaforma elaborata con Arcilesbica Roma e che sono entrati nel nostro programma di governo per la città:
• l’impegno contro qualsiasi discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale a Roma e contro ogni persecuzione nel mondo;
• conferma e miglioramento dei servizi per i romani, che devono valere anche per le coppie di fatto;
• costante attenzione e verifica delle condizioni di vita della comunità ‘lgbt’;
• iniziative nelle scuole per contrastare i fenomeni di bullismo e omofobia.

Lei ha inserito nel suo programma elettorale il rispetto delle identità e la tutela dei diritti di tutti i cittadini. Riprenderà anche il dialogo iniziato con la comunità gay negli anni Novanta?
A Roma è e sarà possibile la convivenza fra i diversi generi e le differenti culture. La contaminazione di culture rappresenta una ricchezza e una nuova occasione di crescita. Le varie sensibilità potranno coniugarsi ed esprimersi senza conflitti. Roma sarà sempre più la città dell’accoglienza e dell’inclusione, dove l’intercultura sarà un valore vero, dove la pari dignità sociale di tutti i cittadini sarà pratica civile e politica.

Quali sono a suo giudizio le principali difficoltà per le persone lesbiche, gay e trans a Roma?
Il rispetto e la sicurezza sono due temi prioritari. Vigileremo per contrastare la discriminazione sessuale sui luoghi di lavoro e combatteremo ogni forma di violenza, aggressione ed esclusione nei confronti degli omosessuali. Sono preoccupato per episodi di aggressività, insulti che si sono verificati nelle scuole. In particolare, promuoveremo un accordo con tutte le organizzazioni sindacali per istituire un servizio di patrocinio legale gratuito contro il mobbing e sottrarre la condizione omosessuale a qualsiasi discriminazione nei posti di lavoro. Sigleremo, inoltre, un protocollo d’intesa con la Questura di Roma e con le Istituzioni garanti dell’ordine pubblico, contro la violenza e la prepotenza.

Come giudica le critiche della destra per la sua scelta di appoggiare la piattaforma di Arcigay ed Arcilesbica Roma?
La destra si caratterizza sempre più per i suoi NO e per le paure che evoca, alimentando pregiudizi inaccettabili. Chi si candida a governare Roma deve saper sostenere e tutelare tutti i suoi cittadini, senza differenze di sorta. Nessuno deve sentirsi escluso. Nessuno deve restare solo. Le politiche dei “no”, le discriminazioni sessuali e i fenomeni di omofobia non troveranno mai spazio e cittadinanza in una grande capitale europea e moderna come Roma. È un mio impegno di candidato sindaco.

Quali altri provvedimenti avvierà la sua Amministrazione per proseguire a Roma la stagione dei diritti?
Come è scritto nel nostro programma elettorale, istituiremo a Roma un Centro Internazionale della Cultura Omosessuale, uno spazio civile di dialogo e creatività, promosso in collaborazione con gli atenei romani e le università internazionali. Un dialogo alto sulla condizione omosessuale; a suo modo, come quello che è stato concepito e poi realizzato nella “Casa Internazionale della Donna”. Il centro sarà affiliato alla rete delle “Case della Cultura”, come luogo simbolo del carattere liberale e antidiscriminatorio della città.

di Felix Cossolo dalla redazione di Clubbing

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