I tre preti protagonisti dell’inchiesta di Panorama sulla doppia vita di alcuni preti gay, sarebbero stati individuati e i loro nomi sono ormai perfettamente noti ai vertici della Curia. Questo però non è bastato, rivela il quotidiano Repubblica, a rimuoverli dal loro incarico, né a dare seguito alla pesante condanna morale emessa, nei loro confronti, dal Vicariato di Roma.
I tre preti sarebbero un italiano, un francese e un sudamericano che nell’inchiesta erano indicati con pseudonimi e di cui il giornalista Carmelo Abbate aveva raccontato le abitudini notturne, tra festini privati e locali pubblici gay.
In una nota ufficiale il cardinale vicario Agostino Vallini, aveva duramente condannato il comportamento dei tre prelati, invitandoli ad uscire allo scoperto e a lasciare il ministero sacerdotale perché la loro condotta non era compatibile con il sacerdozio. Un vero e proprio anatema che garantiva come la Chiesa avrebbe perseguito senza alcun dubbio tutti i preti che si fossero macchiati di comportamenti indegni per chi porta l’abito talare. Tanto che qualcuno si era detto certo che, una volta scoperti i nomi, i tre sarebbero stati espulsi, non fosse altro che per la gogna pubblica cui i tre hanno sottoposto la curia romana. Anche se, aveva lasciato bene intendere Vallini, l’inchiesta di Panorama aveva il chiaro intento di screditare l’intera comunità ecclesiale capitolina, mentre la questione riguarderebbe, a dire del Vicariato, solo alcune, sparute pecorelle smarrite.
Ma la scure della morale non si è abbattuta sui protagonisti dei racconti di Abbate. I tre preti sono stati individuati e, ad oggi, sono ancora ai loro posti che, per altro, sembrano essere particolarmente delicati. Stando a quanto riporta Repubblica.it, infatti, i tre prestano servizio in altrettanti dicasteri vaticani e in Vicariato con manzioni legate all’amministrazione della giustizia, dei mass media (il caso, a volte…) e dei rapporti con le altre confessioni religiose, oltre a svolgere i normali compiti di ogni prete come dire messa e soministrare la comunione ai fedeli.
Stupisce, in realtà, un atteggiamento del genere considerate le posizioni espresse sia prima che durante il suo papato da Benedettio XVI proprio sull’omosessualità, posizioni che alimentano manifestazioni omofobe in tutto il mondo, in nome della famiglia e contro "l’abominio contro natura" che sarebbe l’omosessualità. Lo stesso Ratzinger ha usato espressioni come "immorale e contrario alla legge naturale" parlandi di gay. C’è da pensare, forse, che chi decide dentro le mura vaticane abbia addirittura più voce in capitolo del Papa?
Nel tardo pomeriggio, però, arriva la smentita del Vicariato che, in una nota a firma di Orazio La Rocca, definisce il giornalismo di Repubblica "superficiale e scandalistico". "Le notizie de La Repubblica nulla hanno a che fare con quelle della settimana scorsa – si legge nel comunicato -. Se La Repubblica conosce altre persone e ulteriori fatti li porti a conoscenza di questo Vicariato che si comporterà con lo stesso rigore e sollecitudine fin qui adottati".
Tra le righe si intuisce che potrebbero esserci altri "scandali" nella Curia romana. I nomi a cui si riferisce Repubblica non sarebbero coinvolti nell’inchiesta di Panorama, ma in altro? In cosa? Quello che è appena iniziato sembra essere un agosto decisamente caldo per la chiesa romana.
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