E’ una ragazza trans. Ha 20 anni. Ed è sola. E’ stata cacciata di casa, dopo essere stata picchiata e umiliata dalla sua famiglia. Ma è davvero una famiglia dove una madre, un padre e un fratello decidono di non riconoscere più un familiare, un figlio o una figlia, perché pensano che sia malata?
E’ quello che è successo a Laura, questo il nome di fantasia che Arcigay Roma ha dato alla ragazza. L’associazione, tramite il suo profilo Facebook, ha raccontato la storia di questa ragazza trans, che in uno dei momenti peggiori a livello non solo nazionale ma globale, causa pandemia da Coronavirus, si è ritrovata completamente sola. Non un appoggio, un amico su cui contare, un familiare a cui chiedere un abbraccio.
Laura, ragazza trans rimasta sola contro la famiglia transfobica
Siamo soliti scoprire storie simili in altri Paesi. Ad esempio, in Marocco da qualche settimana sono molte le persone omosessuali che sono state cacciate di casa, in quella che si può definire una “caccia al gay”. Ma non solo, anche violenze, licenziamenti e in alcuni casi confermati, suicidi.
Ma non serve andare fino in Marocco, a quanto pare. Per assistere a scene di violenza e discriminazione da parte della propria famiglia, basta guardare nelle nostre città. Laura ad esempio ora vive nel Lazio. La ragazza poco più che 20enne ha ricevuto solo odio e botte dalla famiglia. Senza il loro supporto, ha dovuto lasciare la scuola, e iniziare a lavorare per sopravvivere. Purtroppo però conosciamo anche la difficoltà che una persona trans deve affrontare per ottenere un posto di lavoro.
Con la pandemia di Covid 19, il futuro di questa ragazza trans è ancora più incerto. Non ha congiunti da andare a trovare, non ha risparmi per far fronte alla mancanza di lavoro. Dopo esserne andata di casa, o meglio essere stata cacciata, ha trovato una stanza grazie a un’associazione LGBT, assieme ad altre due ragazze. Nel tempo queste tre persone sono diventate come una famiglia. Ma Laura, da due mesi, con il lockdown, è tornata sola. Le due ragazze sono tornate a casa, come da disposizioni. Lei, una casa non ce l’ha.
Ma si possono definire madre e padre, degli esseri che ripudiano la figlia perché nata in un corpo diverso? Si possono considerare genitori, se non cercano almeno di capire una figlia che soffre per non essere veramente sé stessa? Si può definire fratello un essere che invece di aiutare la sorella, la picchia e la offende continuamente?
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