Un messaggio sul cellulare: “Ti va di scoparmi?”
Sono proposte che meritano sempre di essere valutate: sms e numero di chi l’ha inviato non si possono cancellare così, su due piedi. Bisogna riflettere. E cercare di scoprire chi è il mittente.
Quando si chatta spesso o si tengono aperti i profili di vari siti gay mentre si sta al pc (come faccio io per maggior comodità) non vuol dire che non si stia inseguendo la storia della vita, non si nega l’assioma che vuole l’amore venire prima di tutto. Ma intanto ci si tiene una porta aperta, una porticina, un pertugio nel quale rifugiarsi dopo l’ennesima delusione e in attesa della prossima.
Magari con un incontro furtivo di solo sesso, perché non bisogna essere troppo moralisti, lo ripeto sempre. E in circostanze simili capita di lasciare il proprio cellulare anche a più di una persona. Per questo, una volta che mezza città ha il tuo numero, vai a capire chi c’è dall’altra parte (ossia chi ha scritto il famoso messaggio tanto sibillino). L’unica è dire sempre di sì.
Se poi, per contingenze sfavorevoli, non ci si incontra immediatamente e ci si risente dopo mesi, la situazione si rende assai più complicata. Resta solo un nick che ormai non dice più nulla e, nella migliore delle ipotesi, uno scarno dato anagrafico. Come è successo a me pochi giorni fa, quando ho trovato per la seconda volta, a distanza di tempo, il famigerato: “Ti va di scoparmi?”.
Mi sono fatto un esame di coscienza. Rapido. Ho valutato gli impegni del pomeriggio, ho spostato quello che non era urgente al giorno successivo e ho riservato la precedenza all’ignoto interlocutore. Per puro spirito umanitario. E mi sono comunque tenuto stretto sui tempi, con un impegno irrevocabile che non mi avrebbe concesso più di tre quarti d’ora. Sempre per spirito umanitario.
Ho attraversato la città in motorino, ho citofonato e mi sono fatto la rampa di scale tutta d’un fiato. Mi sono visto aprire la porta e ho trovato una sorpresa: il ragazzo non aveva mentito sull’età, solo sul fatto di essere molto carino. Ma è un bene che ognuno si senta carino. Ed è stato un bene che io avessi solo tre quarti d’ora.
Solo che quando l’altro non ti piace per niente, anche dieci minuti possono risultare di troppo. Per cui, che fare?
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Solo che quando l’altro non ti piace per niente, anche dieci minuti possono risultare di troppo. Per cui, che fare? Inventare una scusa? Tentare la via della conversazione? O essere spietatamente sinceri, lasciando lui deluso e dovendo poi ingannare il tempo per quei fatidici quarantacinque minuti prima dell’impegno successivo?
Dal momento che dopo non dovevo fare altro che andare al cinema, buono buono, seduto comodamente e possibilmente rilassato, mi sono posto ulteriori scrupoli e mi sono detto: perché no? Perché non provare? Non essendo obbligato a fare nulla che non mi andasse, perché non consegnare, col massimo distacco possibile, le mie zone intime alle sue affettuose cure? E, visto che mi sembrava interessato, perché non maltrattarlo un po’, già che c’ero? Sempre umanamente, si intende…
È venuta fuori una roba insolita, fatta di dominazione a senso unico e compensata presto da una generosa erezione. Con la conseguenza che alla fine me lo sono pure scopato, cosa impensabile qualche minuto prima. Me lo sono scopato con decisione, con impeto, con foga. E l’ho lasciato soddisfatto.
Come è possibile che uno che non ci piace per niente ci possa portare a tanto? Siamo davvero solo animali? È sufficiente che uno ci stimoli là dove siamo più sensibili perché tutto il resto passi in secondo piano? Oppure c’è dell’altro?
Forse fare sesso con chi non ci attira ci rende più immuni. Dalle paure, dall’ansia della prestazione, dal timore di non poterlo rivedere. Forse quando si è svincolati da tutto non si è pienamente soddisfatti, non si inanellano esperienze indimenticabili, non si realizzano i desideri più intimi, ma si è per una volta completamente liberi. E la libertà, anche nel sesso, non sarà tutto. Ma non è poco.
Flavio Mazzini, trentenne, giornalista, ha deciso di prostituirsi con uomini per raccontare le proprie esperienze nel libro “Quanti padri di famiglia” (Castelvecchi, 2005). Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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