Durante la terza udienza preliminare, il Coordinamento Torino Pride e Rete Lenford sono stati ammessi come parte civile nel processo contro Silvana De Mari, che si aprirà il 30 ottobre presso il tribunale penale di Torino.
I consulenti presentati dalla difesa, inoltre, sono stati respinti in toto perché non rilevanti per il procedimento. Notizia tutt’altro che irrilevante, quest’ultima, perché evitarà che l’aula di tribunale si possa tramutare in un circo mediatico nel quale rovesciare assurde teorie anti scientifiche utili solo a dileggiare e offendere ulteriormente un’intera comunità. Il Torino Pride si è rivolto alla giustizia con un esposto con la convinzione che spetti proprio alla giustizia decidere se e quanto le dichiarazioni di Silvana De Mari siano effettivamente diffamatorie e offensive.
“Continuiamo a pensare che la giustizia debba fare il suo corso e massima è la nostra fiducia nei suoi confronti” ha affermato il coordinatore del Torino Pride, Alessandro Battaglia.
La De Mari sarà a processo per aver più volte infangato la comunità LGBT, vomitando assurdità tra tv e stampa. “L’omosessualità è un disturbo che si può curare”, “I gay sono la nuova razza ariana”, “l’omofobia è un diritto che rivendico”. Folli frasi che la scrittrice ha provato a giustificare presentando altri medici a supporto della sua tesi. Ma il giudice Eugenia Cafiero non ha ammesso i consulenti, accettando invece sia il Coordinamento Torino Pride che Rete Lenford in qualità di parte civile. La De Mari andrà a processo anche per le diffamanti affermazioni nei confronti del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
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Una nazista. Rivendicare il diritto di essere omofobi è veramente un delirio. Come rivendicare il diritto di essere razzisti.
Mi sa che dovrà impegnarsi anche il Rolex ed il brillantuzzo che sfoggia nella foto. Tutti abbiamo fiducia nei Magistrati , ma la Giustizia dovrebbe avere tempi più brevi : una giustizia lenta è una giustizia negata !