2.000 o 3.000: non di più. Molti meno dei 10.000 annunciati. Così quasi tutti i giornali, e i dati sono peraltro confermati da alcuni partecipanti alla manfestazione gay e lesbica che ieri ha "invaso" la città scaligera. Un pride molto politico e poco colorato, quello di ieri a Verona, dove sono sfilati gay e lesbiche in una città vigilata da plotoni di celerini allertati per evitare contatti tra i manifestanti e i naziskin di Forza Nuova, che avevano indetto un presidio con parole d’ordine inquietanti (a cui peraltro hanno aderito solo alcune decine di persone). Tutto è filato liscio e l’atmosfera un pò contratta si è man mano sciolta, con veronesi e turisti a far ala ai manifestanti, che scandivano «Romeo, Romeo, viene pure tu in corteo». In serata, la messa «riparatrice» al Castel San Pietro dei cattolici tradizionalisti, celebrata in latino per domandare a Dio perdono dell’oltraggio sacrilego dei «peccatori».
Forse qualcuno sarà stato intimorito dall’ambigua concessione di un contro-corteo agli estremisti di destra di Forza Nuova e ha deciso di stare a casa; ma in realtà la manifestazione organizzata dal Circolo Pink in collaborazione con Arcigay e Arcilesbica Verona non ha avuto il successo che molti speravano.
C’era tutto l’arcobaleno gay alla manifestazione, con molti transessuali insolitamente pudichi, a parte la colombiana Giselle dalle forme generose imprigionate da un rosso tanga. Al loro fianco i partiti politici della sinistra, con i neodeputati dei Ds, Franco Grillini, e di Rifondazione Comunista, Titti De Simone, i sindacati e i centri sociali. «Dopo il world pride di Roma, sono cambiate molte cose – spiega Grillini – La gente ha capito che le lotte nostre sono per la libertà di tutti, in un contesto europeo dove l’Italia non può restare indietro». Come si comporterà il governo Berlusconi con i gay? Titti De Simone non vede spiragli, mentre Grillini è più possibilista: «Berlusconi non potrà far finta che non esistono gli omosessuali». Pessimista la leader transessuale Marcella Di Folco: «Diranno che la nostra è una questione privata e taglieranno le nostre conquiste».
La giornata gay era stata organizzata per protestare contro l’amministrazione comunale scaligera, che nel 1995 ha approvato una mozione contro ogni diritto alle famiglie conviventi ed omosessuali, in aperto contrasto con una opposta direttiva europea. Durante il corteo sono stati inalberati cartelli e striscioni contro il sindaco di Verona, Michela Sironi, il Papa e il governo Berlusconi. Protesta un pò bizzarra quella contro la Sindaca Sironi, che, in predicato per il Ministro per le Pari Opportunità (poi affidata ad un’altra), ha rilasciato una interessante intervista a La Stampa il giorno prima del corteo, in cui si dimostrava tutt’altro che indisponibile.
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