Ha sconvolto l’intera stampa italiana la vicenda del “condominio antigay” di via Paravia 14 a Torino: la coppia dopo aver comprato la casa e averci stabilito il proprio nucleo è stata letteralmente presa di mira da tutti gli inquilini, che hanno iniziato un vero e proprio boicottaggio a suon di ruote tagliate, atti vandalici, insulti verbali e denunce campate in aria ai Carabinieri. La vicenda si è conclusa nel peggiore dei modi: con la separazione dei due, arrivati all’esasperazione, e una denuncia per stalking al principale mandante degli atti, un uomo di 63 anni per i quali sono stati chiesti 8 mesi di carcere. Ma i ragazzi cosa hanno da dire?
“Quello che mi auguro davvero è che arrivi una sentenza che sia d’esempio: che in futuro non sia così scontato che insultare una persona per il suo orientamento sessuale sia una cosa naturale, perché a me sembra che sia così, naturale”. Così parla Luca (nome fittizio), che per questa storia tremenda ha perso oltre che una casa il proprio ragazzo: “Ormai parlavamo solo di vandalismi, minacce, avvocati, azioni legali. Questo non fa bene a una coppia…ho anche pagato la casa 150 mila da ristrutturare, e l’ho venduta ristrutturata a 120 mila”.
Luca specifica anche come è nato l’accanimento nei loro confronti all’interno dello stabile: “Avevo comprato l’appartamento al quinto piano, ma ancora non ci abitavamo: stavamo ristrutturando e già sentivamo una curiosità morbosa attorno a noi. Già protestavano, ci creavano problemi, lamentavano dai lavori danni inesistenti”. Poi sono partite le vere e proprie persecuzioni: “La moglie dell’imputato ci gridava da balcone: ‘Sembrate due donnine innamorate’. Una vicina ci ha accusato per le piante sul terrazzo: diceva che creavano umidità e facevano arrugginire le ringhiere. È andata dai carabinieri a denunciarlo. Mi hanno tagliato le gomme della macchina una quindicina di volte. Le scritte in ascensore e le svastiche ricomparivano ogni volta che venivano rimosse. E gli altri vicini dicevano che era colpa nostra, che dovevamo andarcene”. L’episodio più grave però, di vere e proprie percosse, è avvenuto per mano di un gruppo di ragazzini, capitanati dalla figlia del vicino imputato: “Un gruppo di ragazzini ci ha accerchiato. Tra loro conoscevamo solo la figlia del vicino. I riferimenti alla nostra sessualità erano chiari, ho provato a chiamare le forze dell’ordine, ma hanno buttato a terra il cellulare e lo hanno distrutto. Poi mi hanno picchiato. Ho ancora le cicatrici“.
La sentenza deve essere severa, in vista delle approvazioni delle unioni civili: le coppie allo scoperto aumenteranno e non sarà possibile tollerare tali atteggiamenti all’interno di un clima domestico. “L’ultimo episodio? Nemmeno 24 ore fa. Ero sul lungo Po con un amico, ci siamo baciati, è passato sul fiume un gruppo di canoisti e ci ha urlato ‘Froci di merda’. Si può parlare di episodi, isolare il contesto, sottolineare i passi avanti, le conquiste. Si può dire ‘Torino non è omofoba’, ma i torinesi lo sono. C’è ancora tanta strada da fare“.
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Torinesi omofobi e poco cortesi. Oltretutto sono spilorci e questo mi fa pure più schifo. A me è successo con un condomino solo e molti snni fa: gli ho detto direttamente che sapevo che era lui a farmi i dispetti e che se non la finiva gli arrivava una fila di schiaffoni. E l'ha finita.
se i condomini del mio palazzo facessero una cosa del genere io non me ne starei con le mani in mano io son del parere occhio per occhio dente per dente quello che fai a me io te lo faccio mille volte di piu