Mercoledì, la città di Torino si è risvegliata con tre nuove vie. Corso Siccardi è diventato Tina Modotti (fotografa), corso Stati Uniti è stato ribattezzato via Vivian Maier (fotografa). C’è poi via Giuseppe Barbaroux che è stata dedicata a Sylvia Rivera (celebre attivista trans), o via Garibaldi che è diventata via Luky Massa (attivista e regista lesbica). Ma c’è anche via Marielle Franco (attivista brasiliana lesbica uccisa in circostanze misteriose), mentre via Mercanti ha lasciato il posto a Mariasilvia Spolato, la prima donna lesbica dichiarata in Italia. In tutto, sono una decine le vie ribattezzate. Ma non si tratta di nessuna incursione, di nessuna lobby gay o femminista.
L’azione simbolica ha semplicemente affisso un cartoncino con il nome di alcune note femministe, donne trans e lesbiche e attiviste, per mano dei volontari dell’associazione Maurice Lgbtq di Torino. Il gesto, che non ha arrecato alcun danno alle mura e ai veri nomi delle vie, è stato realizzato per sponsorizzare in un modo alquanto particolare la seconda edizione del convegno di Lesbicx, “Non era previsto che sopravvivessimo“. Gli incontri si svolgeranno dal 6 all’8 dicembre, e vede anche l’appoggio del Coordinamento Torino Pride e ha il patrocinio del Comune di Torino.
L’evento di Torino dedicato alle donne che hanno segnato la storia
Con ospiti proveniente da tutta Italia e anche dai vicini d’Oltralpe, Roberta Padovano (volontaria dell’associazione Maurice) spiega a La Stampa che saranno:
Tre giorni per incontrarsi, darsi stimoli culturali e politici, divertirsi, all’insegna di una soggettività lesbica non più normativa. Forte della sua storia e della sua autorevolezza, il lesbismo espresso da Lesbicx accoglie tutte le soggettività che un tempo venivano considerate “non abbastanza lesbiche”, o comunque marginali, come le donne trans, quelle intersex, le persone non binarie, le migranti, le persone con disabilità, le grasse, con molta attenzione all’intersezione tra i diversi tipi di discriminazione che i soggetti complessi che abitano il nostro presente possono subire.
Una e giorni dedicata a tutte quelle donne del passato che hanno lottato per ottenere pari diritti e per affermarsi in una società dove era l’uomo a detenere il potere.
Cover: La Stampa
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